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venerdì 6 novembre 2015

Sud, tra Masterplan, Svimez, calunnie e conti che non tornano



Michele Dell'Edera

E finalmente ieri sono uscite “le prime 10 pagine” del MasterPlan che il Governo sta preparando per il Sud. Si, le prime dieci pagine, perché non può essere diversamente visto che leggendolo ci si rende subito conto, come fa anche notare il Prof. Viesti in alcune sue considerazioni, che si tratta di “un indice” per argomento e che nessun argomento è sviluppato fino in fondo.

Abbiamo capito due cose però, che ci sono fino al 2023 95 miliardi da investire a sud, 7 già nel 2016, e che ci saranno 15 Patti per il Sud, otto con le relative regioni del Mezzogiorno e 7 con le città metropolitane.

Pare però che i 95 miliardi (comunque i benvenuti) non sono altro che fondi strutturali già destinati al Sud (quindi fondi UE già del Sud) e che adesso vengono sbloccati e rivestiti della nuova etichetti di “fondi del Masterplan”. Masterplan che ad oggi viene calato dall’alto e non ancora condiviso tra le regioni e le città metropolitane.

Ecco però che il Governo su quest aspetti corre ai ripari e promuove un Patto per il Sud per ciascuna regione e per ciascuna Città Metropolitana. Si dirà: “benissimo”, ma così si torna alle vecchie programmazioni bilaterali che non faranno altro che aprire la caccia all’accaparramento dei fondi da parte di ciascuna regione e di ciascuna città metropolitana, innescando una sorta di guerra fratricida e tra poveri.

Invece il sud avrebbe bisogno ancora di una visione globale dell’investimento, di un protagonismo forte delle regioni e delle città, ma non (solo) ciascuna per sé ma in un ottica strategica e solidale di sviluppo di tutto il sud. I 15 piani per il sud ci sembrano più un modo (magari non voluto) di dividere che non di unire.

Ma perché il Governo ha osteggiato nei mesi scorsi in tutti i modi la collaborazione tra regioni e città metropolitane ?

Il sospetto è che da parte del Governo ci sia la tentazione di mettere in pratica una sorta di “divide et impera” per portare il tutto sotto l’egida di un centralismo romano.
 Dati SVIMEZ, in estate, escono delle anticipazioni, la più drammatica dice che il sud è sull’orlo del baratro e che non si riuscirà, praticamente mai a colmare il gap tra nord e sud, con un sud destinato alla marginalità e al sottosviluppo. Apriti cielo, e annuncio del Masterplan per settembre, di cui da ieri abbiamo l’indice.

Presentazione a fine ottobre dei dati SVIMEZ alla Camera e tra le tantissime ombre viene fuori però una crescita del sud del +0,1% in media nell’ultimo periodo. Ed ecco i canti di vittoria governativi, di politici anche del sud e di molta stampa che canta sempre nel coro del Governo di turno. (Specialmente se la vittima sacrificale è il sud).

 Poi leggendo si capisce anche che il nord cresce del +1%. Allora se così è, ipotizziamo una crescita costante di questo tipo per 10 anni e avremo che il sud sarà cresciuto del +1% e il nord del +10%. In pratica il divario nord – sud nella crescita sarebbe di un ulteriore 9%. A questo punto le previsioni SVIMEZ anticipate in estate dove si lanciava l’allarme di un sud che tende a restare sempre più indietro non sono proprio campate in aria.

Vedremo, si dice che nelle prossime settimane l’indice sarà riempito di contenuti. Ci piacerebbe sapere però, nel frattempo, quanti soldi, fino al 2023, pensa di investire il Governo al Nord. Così per capire. E vorremmo anche capire se sono fondi nazionali o Europei, perché si sa che al sud quelli europei tendono a sostituire quelli nazionali e non è proprio questo lo spirito che ispira tali fondi.

Un’ultima cosa, è ripreso alla grande l’offesa mediatica al sud con una presenza ossessiva di esponenti della Lega che raccontano le loro balle in TV e in ogni salsa e di pseudo giornalisti-presentatori-editorialisti che pontificano sul “sud male del mondo”. Ecco, diciamolo, non se ne può più.




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