...per il recupero della memoria storica, per la difesa, il riscatto ed il futuro del popolo meridionale, per una vera rappresentatività politica del Sud...

lunedì 31 marzo 2014

Sud, in atto una guerra mediatica, economica e politica in un silenzio apparente



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Fonte: Zeroventiquattro

Diciamola subito anche noi: “questo Paese senza il sud non va da nessuna parte”. Questa è una tipica frase detta dai sostenitori di un nuovo sud in grado di riprendere una marcia, forse mai iniziata, ed è anche una frase dei detrattori del sud che in qualche modo dicono: “senza il sud così come stiamo non si va da nessuna parte, magari senza (o senza tutti i loro difetti) però si riuscirebbe a marciare più spediti a ritmi europei”. Al sud questo dibattito, forse a partire dalle celebrazioni dei 150 anni di unità d’Italia, e con l’esplodere violento della crisi economica è ripreso alla grande, in alcuni casi in modo estemporaneo e folcloristico, in altri casi con la riscoperta della vera storia del sud e del risorgimento, in altri casi con più o meno realistiche prospettive politiche che vedono la possibilità di una presenza meridionale nel panorama politico delle forze attualmente in campo. C’è chi pensa a un cammino di riforme che dia più spazio al sud c’è chi auspica secessioni o separazioni. Certo è che negli ultimi anni il sud ha rotto, sia pure tra mille difficoltà, il silenzio. Certo non proprio il muro del silenzio, perché i media provano ancora a zittire o a bollare come minimale la voce del sud, ma il sud, utilizzando anche altri sistemi non tace più.
Non tace più anche perché qualche amministratore ad esempio il Sindaco di Bari Michele Emiliano e il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, e altri ancora, spesso, parlando della propria città o della propria terra, cominciano a rimarcare quelle che sono le differenze di trattamento tra i vari territori della Repubblica Italiana.
Proprio recentemente il Partito Democratico del sud, come ama chiamarlo Michele Emiliano, sanguigno e scomodo uomo vicino a Matteo Renzi, ha prodotto con amministratori ed esponenti di quel partito un documento sul sud, anche mutuando le tesi meridionaliste di movimenti e partiti più piccoli tra cui sicuramente va citato certamente il   Partito del Sud, che poco più di un mese fa a sua volta aveva presentato, proprio a Bari, il libro bianco “Con il Sud si Riparte”.
A questo documento del Partito Democratico del sud, pare che da Roma non sia arrivata alcuna risposta e alcun segnale di attenzione, però il documento c’è e, quasi certamente, prima o poi qualcuno, da sud ne chiederà conto.
Poi ci sono gli scatti di orgoglio che provengono da tutte le città del sud che non ci stanno più ad essere solo denigrate. Da questo punto di vista però poco a poco sembra quasi che si stia muovendo una vera e propria guerra politica nella quale, specialmente al sud, gli esponenti dei vari partiti riprendono a declinare la parola sud e a richiedere una capacità decisionale sempre maggiore, non avendo neanche più paura di pronunciare la parola “Macroregione”o la parola “federalismo” e le parole “compra sud”.
Tutto questo, sia pure in un silenzio dei maggiori media e delle maggiori testate televisive specialmente negli orari di maggior ascolto, potrebbe essere arrivato alle orecchie di chi, in qualche modo, sia pure nelle difficoltà, vorrebbe lasciare in piedi un sistema  che continuerebbe a vedere il sud con piccole capacità produttive e come sempre come un grande mercato. Gli aiuti al sud quindi sono pensati (e andrebbero pensati secondo questa corrente di pensiero) sempre e comunque come un supporto per riempire i portafogli  più che come stimolo alla creazione di ricchezza e produzione. Quindi sempre niente servizi, sempre scarsa possibilità di competere.
E’ forse per questo che negli ultimi tempi gli attacchi al caffè di Napoli, l’eccidio negato di Fenestrelle, il tentativo di rivalutazione di Lombroso, l’attacco all’acqua di Napoli, o alla bontà, salubrità e qualità dei prodotti del Sud, si fanno sempre più frequenti. E’ forse per questo che giornali importanti si fanno sostenitori di libri che provano a confutare tesi storiche ormai acclarate cercando di riportare il tutto alle favolette del risorgimento.
Si vuole tentare di minimizzare la voglia del sud di ripartire contro tutte le mafie, contro tutti quei potentati che hanno pensato potesse essere una semplice pattumiera, o un luogo dove produrre senza attenzione a salute e ambiente perché tanto già è troppo che gli diamo lavoro (vedi Taranto). Ecco forse questo non sarà più possibile. Qui a sud nessuno ha nostalgia, chi accusa di questo il sud è in mala fede. Qui al sud si ha voglia di primeggiare come la storia (eccetto quella degli ultimi 153 anni) ci insegna fin dai tempi della Magna Grecia.
Il silenzio, o la guerra sommersa al sud non faranno alcun bene all’Italia e questo il Governo lo deve capire e lo deve sapere. Lo stesso consiglio magari lo diamo anche alle grandi testate giornalistiche e ai “grandi” intellettuali del pensiero comune.

lunedì 24 marzo 2014

Il PARTITO DEL SUD ALLE PROSSIME AMMINISTRATIVE, LE TUE ENERGIE PER IL CAMBIAMENTO



Il Partito del Sud, dopo il sostegno alle prossime elezioni europee a Michele Emiliano, annunciato a Napoli una settimana fa per portare suo tramite in modo concreto e non velleitario in Europa le nostre proposte per la rinascita del Sud, si prepara a partecipare alle prossime elezioni amministrative nei Comuni da sud a nord della penisola, ovunque ci sia un meridionalista progressista.

Se condividi le nostre idee e se nel tuo comune si vota a maggio, contattaci entro il 10 Aprile per portare in modo diretto e concreto le tue proposte per cambiare lo stato delle cose e per il bene comune; stiamo finendo di predisporre le liste elettorali, unisciti a noi in questo esperimento di democrazia popolare partecipata.


Non essere uno dei tanti rivoluzionari da tastiera, contattaci subito via mail all'indirizzo info@partitodelsud.eu, in qualsiasi Comune d’Italia sia la tua residenza, per concordare un incontro con il Coord. territoriale del PdelSud più vicino a te.


Porta direttamente e insieme a noi le tue idee e le tue energie nel consiglio comunale del tuo comune di residenza per cambiare realmente le cose.


Il Partito del Sud – Meridionalisti Progressisti.  Per saperne di più:

Il Partito del Sud nasce per realizzare un sogno: un SUD rinnovato e motore del Paese.

Il Partito del Sud

1. Ripudia: 

Concetti, pratiche e organizzazioni di stampo malavitoso;
Qualunque ideologia che si fondi o fomenti una qualsiasi forma di violenza;
Ideologie, linguaggi o forme diversificate di razzismo;
Ogni forma di discriminazione basata su differenze di costumi, sesso, religione, etnia.
2. Esclude in ogni caso, sempre e aprioristicamente, intese o alleanze con partiti o formazioni politiche che abbiano tra i propri esponenti di spicco persone coinvolte in vicende malavitose, che professino tesi di stampo razzista o fascista, strategie di tipo violento, oppure che siano stati alleati, nella loro storia o percorso
politico, con partiti xenofobi o antimeridionali.
3. Persegue tutte le iniziative utili a fare luce sulla verità storica degli eventi e delle condizioni socio economiche riguardanti i territori del Sud Italia, anche antecedenti al 1861.
4. Si propone di affermare in Italia una riforma costituzionale che consenta alle identità territoriali di promuovere uno sviluppo autodeterminato e sostenibile coerente con la propria storia e vocazione.

Il Partito del Sud nasce a livello nazionale nel dicembre 2007 a Gaeta (LT)su iniziativa di Antonio Ciano, dopo alcune esperienze locali dello stesso Antonio Ciano in una delle città simbolo del cosiddetto “risorgimento”, una delle ultime roccaforti dell’ex Regno delle Due Sicilie a cadere sotto l’invasione piemontese del 1860-1861…. (continua)

venerdì 21 marzo 2014

Con il Sud si riparte! Il dibattito, su Macroregione e Politiche da Sud, dopo il 15 febbraio, è già ripartito.



Il percorso iniziato a Bari porta, grazie al PdelSUD e a Michele Emiliano, il tema della Macroregione al centro dell'agenda politica nazionale

Poco più di un mese fa a bari noi del Partito del Sud con Michele Emiliano, Sindaco di Bari e ottimo ospite, e Luigi de Magistris, presentavamo il nostro libro bianco “Con il Sud si riparte ! idee, progetti, programmi per il rilancio del Paese”. In quella giornata, in cui il dibattito fu molto appassionato, venne fuori un sud orgoglioso di essere sud e un sud consapevole del fatto che, per contribuire al cambiamento, doveva far emergere politiche da sud, senza più cappelli in mano, e con la richiesta forte di applicazione dei diritti e dei doveri stabiliti dalla nostra Costituzione Repubblicana su tutto il territorio nazionale.

Fu in quella occasione che fu ribadita l’importanza di creare una rete e un coordinamento, tra le varie entità amministrative del sud, comuni, aree metropolitane e regioni del sud, tanto è vero che proprio Emiliano e  De Magistris annunciarono una maggiore collaborazione tra le due città metropolitane più importanti del sud continentale. Fu proprio in quell’occasione che noi del Partito del Sud ribadimmo l’importanza di portare alla ribalta nazionale il tema delle Macroregioni, o della Macroregione Sud, del quale il nostro partito è fautore fin dal 2007.

Dopo, Bari, sia pure sia passato poco più di un mese, di cose ne sono successe. In primis il documento del Partito Democratico del sudpresentato al premier nonché segretario nazionale del partito Matteo Renzi ad opera di Michele Emiliano e degli amministratori ed esponenti del sud di quel partito nel quale riconosciamo, e ne siamo contenti,molti di quei temi che ci stanno a cuore e che riportiamo nel nostro libro bianco e nelle nostre proposte politiche tutti i giorni, come riportato correttamente da Simona Brandolini sul Corriere del Mezzogiorno della Campania in uno dei suoi articoli dei giorni scorsi.

Dopo Bari c’è stato Napoli, con il nostro appoggio alla candidatura di Michele Emiliano al Parlamento Europeo quale capolista nella circoscrizione meridionale per il Partito Democratico. Il 15 marzo scorso a Napoli, proprio Michele Emilianodiceva che di “macroregione” si deve parlare e che le istituzioni del sud devono parlare tra di loroper coordinare le politiche da sud per il sud. Noi, avendo sottoscritto questa idea nei nostri programmi non possiamo che sostenere con forza questo sforzo che Michele Emiliano sta sostenendo portando i partiti e i movimenti dell’area progressista a riflettere su questi temi e a mettere il sud al centro del dibattito e, soprattutto, dell’azione politica. Nelle ultime settimane il tema sud ha sfondato su giornali, tv, internet, media in generale.

Alcuni cominciano a rendersi conto dell’importanza che il sud ha nell’economia del Paese e dell’Europa, altri sono terrorizzati da questo e provano a relegare questo successo del meridionalismo come mero “sudismo” o “leghismo del sud”. Chi è onesto intellettualmente sa che non è così.

E’ di oggi la presa di posizione chiara per un coordinamento tra regioni, per lavorare a una Macroregione, anche del presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, siamo felicissimi anche di questa presa di posizione. Insomma se il mondo progressista, o parte di esso, si è svegliato e punta la sua bussola politica a sud non può che essere un bene per il Paese, e non può che riempirci di soddisfazione dopo tanti anni di vuoto pneumatico attorno al tema sud.

Il Partito del Sud, piccolo e consapevole di esserlo, è riuscito ad essere la scintilla di un grande fuoco meridionalista che grazie all’impegno di uomini come Michele Emiliano e tanti altri sta bruciando le tappe dell’agenda politica nazionale ed europea.

Siamo contenti, come Partito del Sud, che questo fuoco abbia anche sbarrato la strada a un separatismo folle e a velleitari e farneticanti proclami di ritorno a chissà cosa.
Sicuramente siamo grati, come sud, alla nostra storia e alle nostre origini che non datano 1861, ma a molti secoli prima, siamo coscienti del nostro presenteorgogliosi del futuro che insieme potremo costruire per noi e per i nostri figli.


Questo è un sud che sta imparando a diventare grandeQuesto è il sud che ci piace !

Segreteria Nazionale del Partito del Sud

giovedì 20 marzo 2014

Intervento di de Magistris durante l'inaugurazione del Centro Sociale polivalente "La Gloriette"



Significative parole del Sindaco @demagistris nell'anniversario dell'assassinio di Don Peppe Diana contro le mafie, anche quella dei colletti bianchi...


Fonte : webtv Comune di Napoli

martedì 18 marzo 2014

CONFERENZA STAMPA DI SOSTEGNO DEL PARTITO DEL SUD ALLA CANDIDATURA EUROPEA DI MICHELE EMILIANO



Inizio conferenza stampa Napoli 15 Marzo 2014 - Hotel Alabardieri 

lunedì 17 marzo 2014

17 marzo, noi non festeggiamo - di Antonio Ciano







Sig. Presidente della Repubblica.

17 marzo, noi non festeggiamo

I Savoia, ancora oggi, sono considerati come i re che fecero l’Italia. Una vera bestemmia, un sacrilegio, una bufala che hanno voluto farci digerire gli storici di regime e governanti cresciuti nella retorica risorgimentale. Noi che non siamo di regime contestiamo fortemente quelle affermazioni. Per Noi Meridionali i Savoia furono degli assassini, dei veri colonizzatori, gli sterminatori ed i massacratori del Sud, e non solo. L’Italia poteva e doveva essere fatta confederando i sette Stati, ma Lord Palmerston non aveva interessi a che la penisola si unificasse democraticamente perché il Regno delle Due Sicilie, allora ricco ed industrializzato avrebbe sicuramente condotto a sé gli staterelli come satelliti che ruotano intorno al corpo più grande. Lord Parlmerston, Primo ministro inglese, seguendo le direttive di Albert Pike, mise a disposizione del Conte di Cavour, armi, uomini, denari e mezzi per dare ai massoni Savoia il predominio di tutto il territorio che un tempo fu magnogreco e dei romani per innestarvi il liberismo economico che separa le classi e le contrappone. In Italia non c’è liberismo economico, lo sanno tutti, vi è una casta padana che domina l’economia e la controlla. In Italia vi è un solo proprietario di fabbriche d’automobili, un solo proprietario di reti televisive, un monopolista della gomma sintetica, un altro per la gomma da masticare e così via. I monopoli capitalistici sono soltanto padani facendoli passare per italiani. Noi vogliamo costruire una imprenditoria meridionale, fondata sulla concorrenza vera e non artificiale, vogliamo una economia che affondi nelle nostre radici culturali e storiche, vogliamo una imprenditoria dai valori umani imprescindibili da quelli cattolici e laici che affondano nella cultura della Magna Grecia. La Rivoluzione Meridionale sarà modello di vita per i prossimi anni, questo cammino sarà duro, irto di difficoltà, ma un giorno si compirà.

Il 2 giugno del 1946 l’Italia è stata restituita a se stessa, un plebiscito vero ha cancellato per sempre la monarchia sabauda.

Vittorio Emanuele II invase il Sud senza dichiarazione di guerra, mietendo vittime a centinaia di migliaia: fucilazioni, paesi messi sotto assedio, distrutti, calpestati, rasi al suolo; torturati a morte i religiosi, preti e monaci incarcerati, fucilati a centinaia, i conventi spogliati e saccheggiati, i vescovi perseguitati, vigliaccamente malmenati ed imprigionati; le banche saccheggiate, le proprietà demaniali svendute ai massoni. Il re di Sardegna è da considerare tra i più grandi criminali di guerra che abbiano mai calpestato il suolo italiano, e con lui tutta la casta militare e politica alle sue dipendenze. Il nucleo risorgimentale piemontese accentrò tutto nelle mani dei liberal-massoni, questi non hanno patria, il loro dio è il profitto e la loro legge è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Molti, ancora oggi si affannano a riverire e ad incensare quegli assassini. Quella non è la nostra Italia;... volere che quella sia la vera Italia sarebbe il medesimo che giudicare della bontà di un vino dalla sua feccia, ovveramente del decoro di un palagio dalle sue latrine ( La Civiltà Cattolica, Vol.VIII, Serie IV, 1860, pag.404)

Seguì al despota suo figlio Umberto I, spiccatamente autoritario, nemico del popolo operaio e contadino, ciò è nel DNA della sua razza; nel 1898 fece sparare sulla folla affamata, i morti furono centinaia, Bava Beccaris fu l’esecutore di quella infamia, il mandante proprio lui, il re. A farne le spese furono ancora operai e contadini cattolici e socialisti. Il 29 luglio del 1900 l’anarchico Gaetano Bresci mise fine alla vita del monarca sabaudo ammazzandolo a Monza per vendicare i morti di Milano. Vittorio Emanuele III sostituì il padre e mai rinunciò al suo autoritarismo:”...sarà infatti il re demiurgo del colpo di Stato che, contro la volontà della maggioranza parlamentare, getta il Paese nella Grande Guerra, costata nei tre anni successivi 700.mila morti, altrettanti mutilati ed invalidi, un milione di feriti( su una popolazione che contava 36 milioni di abitanti)...nel 1922 l’Italia è tormentata dallo squadrismo fascista; minoranza violenta, il movimento guidato da Benito Mussolini ha però l’appoggio di gruppi che contano: le gerarchie militari( con alla testa Armando Diaz, l’artefice di Vittorio Veneto),gli agrari padani, parte dell’industria, la massoneria, parte significativa della magistratura e dell’alta burocrazia. Forze che tranquillizzano il sovrano, timoroso delle masse popolari. Perfettamente consapevole delle intenzioni del fascismo, nella notte tra il 27 ed il 28 ottobre 1922, mentre le squadre d’azione convergono su Roma senza che l’apparato dello Stato muova un dito per fermarle, Vittorio Emanuele prende tempo e rifiuta di firmare il decreto di stato d’assedio sottopostogli dal capo del governo Luigi Facta. Il 30 il re affida a Mussolini l’incarico di formare il governo. Da allora, fino al 25 luglio 1943 il sodalizio tra il Savoia e il capo del fascismo non si sarebbe più infranto..”( Brunello Mantelli, Dossier, l’Unità, 2 giugno 2001, pag VII)
Ma come erano magnanimi questi Savoia! Immaginiamo re pippetto nella sua stanza, pensoso ed assorto, con gli stivali neri come la sua anima, andare avanti e indietro nervoso, con la mano al mento, forse aveva nella mente le gesta di Bava Beccaris, forse pensava alle gesta del nonno Vittorio Emanuele II quando scese al Sud per sterminare il popolo meridionale con i suoi bersaglieri; immaginiamo il re pensoso, preoccupato: ma come, quella canaglia del popolo avrebbe potuto prendere il potere? Non sia mai! Il potere da sempre, con Casa Savoia era dei più forti, il Governo della cosa pubblica doveva appartenere alla casta danarosa e liberale, meglio usare un popolano come Mussolini e conservare alla Corona tutti i diritti conseguiti dai suoi avi con gli inganni e le infamie. Nel 1938, re pippetto firma le leggi antisemite, forse pensava di imitare suo nonno Vittorio Emanuele II quando nel 1863 firmò la Legge Pica che legalizzò i crimini di Stato e quelli di guerra.

700 mila soldati allo sbando
...una volta gettata l’Italia nella fornace della Seconda guerra mondiale, il re - che aveva avallato senza dare segni di incertezza l’Asse ed il Patto d’Acciaio con la Germania nazista- comincia a manifestare segni di inquietudine solo all’inizio del 1943, nell’imminenza dello sbarco alleato, quando ormai la sconfitta dell’Italia. In cima ai suoi pensieri non è però il Paese, quanto la sopravvivenza sua personale e quella della dinastia. Vittorio Emanuele inizia a tessere le fila di più congiure: appoggia la fronda fascista guidata da Dino Grandi e sonda la disponibilità delle forze armate. Il piano scatta il 25 luglio. Mussolini è arrestato, al suo posto si insedia Pietro Badoglio( uno dei militari più compromessi con il regime). Ma le alleanze non sono rovesciate,<>, le leggi razziste del 1938 non sono revocate, gli antifascisti rimangono al confino. Il sovrano accarezza l’idea di <>, e al tempo stesso programma la fuga in caso di colpo di mano dei tedeschi. Sull’Italia si susseguono i bombardamenti; nove divisioni della Wehrmacht affluiscono a sud delle Alpi.l’8 settembre del 1943 gli Alleati, imbarazzati e diffidenti di fronte alle manovre dilatorie di Vittorio Emanuele III e di Badoglio, danno notizia che l’Italia ha firmato l’armistizio. Nella notte, mentre le truppe tedesche disarmano i soldati del Regio esercito, lasciati senza ordini( oltre 700.000 finiranno prigionieri in Germania) il re, la regina, i capi militari abbandonano la capitale e fuggono verso Brindisi.
( Brunello Mantelli, l’Unità, Dossier, pag VII, 2 giugno
2001)

Il Plebiscito del 2 giugno 1946 ha vendicato i morti contadini ed operai nelle varie repressioni a favore del capitalismo liberista ( cattolici, socialisti, papalini, borbonici, comunisti uccisi dai vari Fumel, Della Rocca, Cialdini, Pinelli, Quintini, Bixio, Garibaldi, Lamarmora, Bava Beccaris, Roatta, Badoglio, ecc ecc.); quelli dei fasci siciliani; quelli di Milano, quelli della tassa sul macinato; quelli procurati dalle cannonate su Palermo nel 1866; quelli delle guerre coloniali; quelli della prima guerra mondiale; quelli della seconda guerra mondiale. I piemontesi savoiardi furono degli assassini spietati, senza dichiarazione di guerra invasero il Sud, rasero al suolo 54 paesi, incendiarono villaggi, desertificarono le campagne bruciando i raccolti per anni, scannarono armenti e bambini allo stesso modo, impiccarono a migliaia i contadini, le loro donne stuprate, i loro figli incarcerati per anni. Nino Bixio da solo eseguì 700 fucilazioni di contadini ed operai con l’assenso dei Savoia. In Italia vi furono eccidi tremendi, stragi disumane, incivili, truculenti. Quegli assassini dei fratelli d’Italia cominciarono a Genova nel 1849 ove il generale Lamarmora soffocò nel sangue il rigurgitare repubblicano dei genovesi memori e fieri di essere figli della repubblica marinara e rimaniamo delusi quando vediamo il presidente Ciampi andare in quel di Torino a ossequiare coloro che ordinarono quelle nefandezze contro i veri democratici ed i veri italiani. Genova fu messa a sacco e fuoco, la violenza dei bersaglieri i liguri se la ricordano ancora. Poi il garibaldino Bixio, su ordine del suo generale pirata si vendicò contro i siciliani a Bronte, a Recalbuto, a Linguaglossa e in tutta la fascia etnea.Gaeta, simbolo del Sud martirizzato fu rasa al suolo da Cialdini su ordine di Cavour: 160 mila bombe distrussero completamente la città tirrenica, i morti tra militari e civili furono oltre duemila e altrettanti furono fucilati subito dopo la presa della fortezza colpevoli solo d’averla difesa dai barbari invasori.La fedelissima aspetta ancora i danni di quell’assedio, oggigiorno ammontano a diversi miliardi tra interessi e more, la città li vuole, aspettiamo risposta da questo Stato repubblicano, ci devono solo dire chi pagherà, responsabile fu proprio il Vittorione comandante supremo di quella truppaglia infame.

Gli eccidi si susseguirono senza soluzione di continuità: Gaeta, Pontelandolfo, Casalduni, Scurcola, Vieste, Sant’Eramo in Colle, Gioia del Colle, Pizzoli, Bauco, Nola, Somma Vesuviana, Teramo, Isernia, Venosa, Montecillone, Montefalcione, San Vittorino e cento altre città. Non vi fu villaggio ove le orde savoiarde non fecero danni. La Basilicata fu per anni bruciata, la Calabria fu messa sotto torchio dal colonnello Milon e dal generale Sacchi.

Non riusciamo a capire perché il presidente della repubblica vada a incensare i Savoia, perché vada a rendere omaggio a Cavour, a Garibaldi e a tutti quei personaggi che saccheggiarono il Sud e stuprarono le sue genti. I Savoia furono feroci persecutori, non ebbero pietà di Passannante, repubblicano ed anarchico, non ebbero pietà di Pietro Barsanti fucilato per le sue idee democratiche e antimonarchiche.Non ebbero pietà di Gramsci, incarcerato per le sue idee. Noi siamo italiani Sig. Presidente, siamo repubblicani e aspettiamo le sue scuse. Il Sud aspetta le scuse di un Presidente della Repubblica. Venga a Gaeta, sia super partes, il Risorgimento piemontese e savoiardo non ci appartiene. Per Noi meridionali l’Italia è nata il 2 giugno del 1946 e in quel giorno è nato il patto tra Nord e Sud, tra il Nord della Resistenza al fascismo e ai Savoia e il Sud che aveva resistito 83 anni prima a quella barbarie. Non possiamo santificare chi ha commesso eccidi nefandi, chi ha derubato il Sud, chi lo ha massacrato, chi ha commesso crimini contro l’umanità. È contro la storia, è contro il buon senso.
Sig. Presidente, ricordiamo quelle stragi, quegli eccidi, ricordiamo i crimini commessi in nome e per conto dei Savoia. Il Sud che lavora si sente offeso quando gli si vuole imporre eroi di cartone. Il Sud ricorda. I nazisti impararono dai savoiardi: i lager, le fosse Ardeatine, gli eccidi di Reder e Kapler erano solo fotocopie di quelli perpetrati nel Sud dai felloni sabaudi.

Sig. Presidente, in nome e per conto degli interessi di Gaeta e dei comuni dell'ex Regno delle Due Sicilie il Partito del Sud chiede:
1) il sequestro dei diamanti e delle collane ( che ammonterebbero a circa 1.500 milioni di euro) attualmente conservati nei forzieri della Banca d'Italia in quanto il sig. Vittorio Savoia, che li pretende, essendo erede di quel Vittorio Emanuele II,Re di Sardegna e quindi capo dell'esercito piemontese che ha raso al suolo la mia città nel 1860-61, dovrebbe pagare i danni a Gaeta e alle altre città del Sud incendiate e massacrate senza dichiarazione di guerra. Gli eredi, se prendono le eredità devono pagare anche i debiti dei loro avi, e la stessa cosa vale per il signore in questione che ha chiesto 260 milioni alla nostra repubblica per il dorato esilio.
2) che questo Stato repubblicano deferisca alla Corte Internazionale dell'Aja i Savoia ( in quanto eredi diretti dei Re di Sardegna e d'Italia , di quel Regno cancellato dalla lotta partigiana e dalla storia) per un risarcimento equo dei danni provocati dall'assedio del 1860-61 ( danni chiesti dalla nostra città al governo piemontese e riconosciuti persino dalla Corona, e mai pagati e che ammontavano a 2,047,000 milioni di lire del 1861). Tutta la documentazione relativa a tali richieste è conservata nell'archivio storico di Gaeta, che si allega alla presente, oltre la relazione del Dottissimo Avv. Pasquale Troncone, delegato dal comune di Gaeta a relazionare su una possibile denuncia.
3) inoltre il Partito del Sud chiede il deferimento alla Corte Internazionale dell'Aja di Casa Savoia, del conte Camillo Benso di Cavour, di tale Giuseppe Garibaldi, avventuriero, negriero, massone;del generale Cialdini, del generale Pinelli, Enrico Cosenz, del col. Eleonoro Negri, del Cap. Gaetano Negri, del Gen Quntini,del generale Della Rocca ecc ecc. per crimini di guerra, per crimini contro l'umanità, per genocidio essendo tali reati inestinguibili nel tempo, per aver barbaramente invaso il Regno delle Due Sicilie senza dichiarazione di guerra e per aver massacrato un milione di contadini e fatto emigrare 30 milioni di Meridionali.
4) Il Partito del Sud chiede alla nostra amata repubblica, che ha eredidato dal regno perdente leggi regie, di cancellarle definitivamente dai codici civili e penali, oltre a ridare alle città i beni demaniali requisiti e alla Chiesa i Beni ecclesiastici che la legge Rattazzi ha incorporato ad uno Stato illegittimo. In quattro anni, dal 1861 al 1864, furono espropriati ben 398 conventi, con tutti i loro beni mobili ed immobili, centinaia di ettari di terreno coltivato dai contadini e regalati a liberalucci del tempo.

Sig.Presidente,
chi Le scrive ha trascorso la sua vita in una sezione del Partito comunista di Gaeta. Antonio Gramsci era originario della mia città, che diede i natali al padre Francesco il 6 marzo del 1860, nato dalla signora Teresa Gonzalez e da Don Gennaro Gramsci, allora Capitano delle Gendarmeria borbonica dentro la fortezza .Gramsci ha sempre criticato il Risorgimento, fonte dei guai del Sud; ha sempre criticato i blocchi storici che ne determinarono la povertà; ha sempre criticato i Savoia, tanto che parlando della Questione Romana ha scritto che:" Porta Pia non fu che un meschino episodio, militarmente e politicamente. Militarmente non fu che una grottesca scaramuccia. Fu veramente degna delle tradizioni militari italiane. Porta Pia rassomiglia - in piccolo- a Vittorio Veneto. Porta Pia fu la piccola , facile vittoria dell’aggressore enormemente superiore all’avversario inerme, come Vittorio Veneto fu facile vittoria contro un avversario che - militarmente- non esisteva più. Politicamente Porta Pia fu semplicemente l’ultimo episodio della costruzione violenta ed artificiale del Regno d’Italia. Tutto il resto è chincaglieria retorica. Le belle frasi Terza Roma sono completamente vuote di senso.
Roma è città imperiale e città papale: in ciò sta la sua grandezza universale. La "Terza Roma" non è che una sporca città di provincia, un sordido nido di travetti, di albergatori, di bagascie e di parassiti. Mentre le due fasi della storia di Roma, l’imperiale e la papale, hanno lasciato traccia immortale, la breve parentesi dell’occupazione sabauda lascia, unica traccia di sé, il Palazzo di Giustizia, statue di gesso e grottesche imitazioni decorative: nato tra lo scandalo dei fornitori ladri e dei deputati patrioti corrotti, esso è degno di albergare la decadenza giuridica della società contemporanea. Per questo la questione romana non è risolta. Non potevano risolverla le cannonate del re di Savoia. La violenza militarista non può risolvere i problemi internazionali. E la questione romana è un problema internazionale..."( L’Ordine Nuovo, Rassegna Settimanale di Cultura Socialista, 2 Ottobre 1920).

Sig. Presidente,

nelle sezioni del partito comunista abbiamo imparato che l’Italia repubblicana è nata il 2 giugno del 1946. Nelle sezioni del partito comunista abbiamo appreso che morirono ben 87 mila partigiani per abbattere la dittatura fascista e casa Savoia; nelle sezioni comuniste abbiamo appreso che i repubblicani uccisi dalla monarchia Sabauda furono migliaia, a cominciare dal 1849, quando, Vittorio Emanuele II mandò a Genova il Generale La Marmora con 30 mila bersaglieri a massacrare ben 700 genovesi repubblicani; volevano solo l’antica repubblica di Genova,si ribellarono alla protervia dei Savoia e alle leggi centraliste piemontesi che impedivano i liberi commerci che i mercanti del capoluogo ligure erano soliti praticare.

Sig. Presidente,

a scuola abbiamo studiato la Rivoluzione francese. Ci è stato insegnato che ha portato alla Francia "Egalitè e fraternitè" e che i francesi abbatterono la monarchia che regnava, ai cui re mozzarono la testa. Nessuno in Francia festeggia Luigi XVI° e Maria Antonietta, né vi sono strade e piazze a loro intitolate. La Francia era stata unita dalle monarchie precedenti. Il 14 luglio, il giorno della presa della Bastiglia, è festa nazionale,si festeggia la repubblica. Perché in Italia si vuole osannare la monarchia che ha prodotto nel Sud stragi, infamie, genocidi ed una emigrazione biblica che nemmeno gli ebrei hanno subito?

L’Italia fu unita dai romani, cosa che gli storici poco accorti hanno dimenticato, e che nel 1860 vi erano sei staterelli e un grande Stato: il Regno delle Due Sicilie, allora ricco e prospero. Oggi siamo 20 staterelli, 20 regioni, e quelle dell’ex Reame ridotte a territori sottosviluppati, da terzo mondo.Il regno sabaudo, nel 1861 ha affamato il Sud, lo ha massacrato inviandovi ben 150 mila soldati per estirpare la resistenza dei contadini chiamati briganti, per estirpare le liberalizzazioni borboniche, per estirpare l’uguaglianza e la legalità che in quei territori vigevano. I massacri furono tanti,le stragi, gli eccidi innumerevoli. Il primo eccidio avvenne a Bronte in Sicilia dove Nino Bixio, su ordine di Garibaldi inscenò un processo farsa per fucilare coloro i quali stavano mettendo in pratica un decreto del nizzardo; fucilò i contadini che stavano occupando le terre. Il loro torto fu uno solo, le terre erano quelle della Ducea di Nelson, terre private, di proprietà degli inglesi che avevano finanziato la spedizione dei mille con tre milioni di piastre turche, ossia centinaia di milioni di euro di oggi.Un mercenario, il Garibaldi, al soldo degli inglesi e del massone monarchico Cavour,che fucila i siciliani,fatto osannare dai massoni come eroe e come socialista. Garibaldi era solo un pirata e un mercenario, nonché schiavista, tanto che da capitano della "Carmen" trasportava schiavi cinesi da Canton in Cina e Callao in Perù.


Sig. Presidente,

nelle sezioni del nostro partito ci insegnarono che il Risorgimento piemontese è stato il male assoluto, e Gramsci lo sapeva. Il Risorgimento è filosofia liberaleggiante e tra liberismo piemontese e liberalizzazioni vigenti nel Regno di Napoli nel 1700-1800, il sud ha sempre preferito le seconde, tanto che sotto i Borbone il popolo godeva di una ricchezza e di una prosperità assoluta. Nel 1856 il regno delle Due Sicilie, a Parigi, venne classificato tra i più ricchi al mondo. Oggi siamo un popolo colonizzato nella sua economia, nella sua indole. Ma qualcosa si sta muovendo.I mass Media ci parlano di Economia Italiana, ma tutti sanno che non è così, è solo una parte d’Italia a produrre, l’altra a consumare. L’economia italiana in realtà non esiste, è solo Tosco-Padana. Il centro sinistra difende gli interessi economici della Toscana, dell’Emilia Romagna, delle Marche e dell’Umbria: le varie Coop, Conad, Unipol, Monte dei Paschi e affini, mentre il centro destra difende interessi padani come altri supermercati alimentari ( Panorama, Outlet, Standa, Upim, Rinascente ecc ecc.), compagnie telefoniche, compagnie assicuratrici,finanziarie,industriali, e soprattutto Mediatiche e bancarie. Il glorioso Banco di Napoli è finito nelle mani dei torinesi del San Paolo e il Banco di Sicilia nelle mani dell'Unicredit di Milano. Al sud non sono rimaste nemmeno le bancarelle, ormai nelle mani dei cinesi e degli extracomunitari. La colonizzazione economica ha preso corpo.“

Sig. Presidente,

i Savoia si macchiarono di infamie nel sud della penisola, nel nord e nel mondo intero, e non riusciamo a capacitarci perché, molti reparti militari, portino ancora il loro nome. L’altro giorno ho assistito ad una parata di bersaglieri, la fanfara si chiama " Brigata Garibaldi" incredibile ma vero, ma non furono i bersaglieri del Gen. Pallavicino a ferire la gamba di Garibaldi sulle montagne dell’Aspromonte? In 12 anni i Savoia massacrarono un milione di contadini, incendiarono città e villaggi, li misero a ferro e fuoco, in nome di una Italia che non ci appartiene. La Germania si confederò senza versare una goccia di sangue. Significa che quella non fu unione ma invasione barbarica. Da città come Gaeta,Gioia del Colle, Bronte, Pontelandolfo, Casalduni, Ariano Irpino, Vieste, Montecillone, Scurcola Marsicana, Nola, Somma Vesuviana, Castellammare di Stabia e altre cento, sgorga ancora sangue dalle strade e dalle piazze. A Genova, nel 1849, il gen. La Marmora massacrò settecento genovesi che inneggiavano alal repubblica, e non vedo perché dovremmo festeggiare quei criminali che non ebbero pietà alcuna degli italiani tutti. Nel 1864 a Torino vi furono 500 morti, erano cittadini che difendevano il nome della loro capitale che doveva essere trasferita a Firenze. Nel 1866 i Savoia massacrarono oltre settemila palermitani nella guerra detta del "sette e mezzo", buttarono bombe sul capoluogo siciliano senza pietà, e nel 1893 vi fu mattanza dei fasci siciliani, contadini socialisti e cattolici che volevano solo le terre promesse.Nel 1898 il gen Bava Beccaris massacrò oltre trecento operai a Milano, stavano solo chiedendo pane e lavoro.Il mandante fu propril il re Umberto I. Nella prima guerra mondiale morirono oltre 700 mila italiani, del nord e del sud; nella seconda guerra mondiale morirono oltre 50 milioni di europei, e milioni di italiani, sia civili che militari. 

Sig. Presidente, festeggiare quella unità significa festeggiare quella genìa di massacratori. Una vergogna. Noi siamo nati in repubblica e non festeggeremo niente, ricorderemo i 30 milioni di emigranti, ricorderemo gli eccidi e le stragi perpetrate da quei delinquenti monarchi,tutti massoni, tutti assassini. Ricorderemo il milione di contadini morti per difendere le loro donne e il loro territorio da gente che parlava francese, da ladri assetati di denaro e di sangue. Nel 2011 Gaeta sarà sede di una manifestazione nazionale, moltissimi Meridionali verranno a ricordare la nostra storia da tutte le regioni italiane e dall’estero, perché Sig. Presidente, il Sud vuole riscattarsi dalla colonia Nord, vuole riscattarsi dalle ingiustizie subite dalla monarchia precedente, e vorremmo che Lei fosse presente. Lei, sig. Presidente, da comunista ha sofferto quella monarchia,come molti socialisti, cattolici e anarchici sono morti nella lotta partigiana, nelle carceri, nei lager fascisti e nazisti, proprio come i nostri contadini chiamati briganti nel 1860 e dintorni. I contadini del Sud iniziarono quella lotta contro I Savoia, i partigiani del Nord l’hanno continuata, e in condizioni migliori l’hanno vinta. Nacque la Repubblica e il sottoscritto il 2 giugno la festeggia tre volte. Il 2 giugno è il compleanno di mio figlio Damiano, è giornata di festa a Gaeta perché onoriamo i Santi Erasmo e Marciano, Patroni della città, e festeggiamo in modo solitario questa Santa Repubblica, perché le istituzioni nazionali sono assenti. 

Sig. Presidente, il sud vuole la Sua presenza a Gaeta come segno tangibile, e ricordare ciò successe 150 anni fa,ricordare lo sterminio della città, i massacri delle città del Sud ordite dai Savoia.
Sig. Presidente, solo un’ultima cosa, Le chiedo venia, ma ho sentito un mio amico di origine ebrea lamentarsi quando Eli Wiesel è stato accolto dal nostro presidente della Camera Gianfranco Fini, e quando Il Presidente Berlusconi è andato alla Knesset a ricordare la Shoà. Ebbene, in Italia abbiamo ancora strade, piazze, scuole, ospedali intitolati a Vittorio Emanuele Terzo. Oltre ad essere fuggito da codardo lasciando gli italiani scannarsi in una guerra civile, è stato colui il quale ha promulgato le leggi razziali contro gli ebrei nel 1938, leggi che causarono la morte di migliaia di nostri connazionali italiani da secoli. Non ci risulta che in Israele abbiano intitolato strade a Hitler, a Kapler, a Reder. In Italia abbiamo il triste primato di aver fatto rimanere le strade intitolate ai massacratori dei contadini meridionali chiamati Briganti, e agli italiani di origine ebraica, chiamati appestati dai savoia e dai fascisti.“

Antonio Gramsci, comunista e studioso come pochi, a differenza dei tanti pennivendoli italiani, ha detto che"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti.Noi abbiamo imparato da lui la lezione e frequentiamo gli archivi storici ancora poleverosi, per sapere quello che è successo durante la nefanda Monarchia savoiarda. Il 17 marzo deve essere cancellato dalla Repubblica, come i nomi di quegli assassini dalle nostre strade e dalle nostre piazze.
Con rispetto e assoluta fedeltà alla Nostra Repubblica, Le porgo i migliori auguri.

Antonio Ciano
(Presidente Onorario del Partito del Sud)

domenica 16 marzo 2014

Video (parte) dell'intervento di Michele Emiliano alla Conferenza Stampa congiunta col Partito del Sud a Napoli Sabato 15/03/2014



IL GIGANTE BUONO





di Bruno Pappalardo

Era proprio come l’ultima volta a Bari.
Era stato un felicissimo incontro, quello con il sindaco di Bari Emiliano, nel suo studio In Comune.  
Beh, la saletta per piccole conferenze, spesso con la  stampa, nell’Hotel Alabardieri di Napoli, dava la stessa sensazione di   distesa fiducia con quell’uomo, un vero gigante.
Chissà,  ovviamente scherzo,  che non sia stato proprio per questo, per la sua bella altezza, che il PD lo abbia scelto e incaricato di capeggiare la propria lista per il Sud  in  Europa.  
Chissà che la Merkel non si debba alzare sulle punte, come una ballerina,…  nel balletto diPëtr Il'ic Cajkovskij, “lo Schiaccianoci”  ma quello animato da Walt Disney che faceva ballare degli ippopotami in tutù,… ma che vado sproloquiando…?
Tuttavia il gigante, resta “buono “ come il nostro Vesuvio!
Una cosa, tra le tante dette,  mi ha colpito annullando ogni altro ragionamento o congettura (…e ovviamente confutazione ) è questa idea del grande partito come ad esempio il PD che, nonostante s’agiti per dolenti mal di pancia, al suo interno, resta una grande forza propulsiva.
Questa forza  è anche estesa tantissimo nelle amministrazioni del territorio nazionale.
Questa forza è, indirettamente,  anche quella  di Luigi de Magistris, sindaco di Napoli che, nonostante si tenga lontano dal PD, poco c’è da fare, la sua azione amministrativa, il suo operare,  resta nell’area progressista. Luigi de Magistris,  se dovesse perdere la sua scommessa sul riscatto della città, strascinerebbe inevitabilmente  anche il PD, perché questo racconta e rappresenta massimamente l’area progressista. Se il PD dovesse perdere tutte le promesse ed enunciati, (nonostante insufficienti)  fin’ora fatti in quest’ultimo governo, ebbene, perderebbero tutti i progressisti, ripeto per via indotta, provocata. Anche il sindaco di Napoli, dunque, lasciando voragini di vuoto di governance  che s’aprirebbero alla destra conservatrice,  retrocedente rispetto a riforme e sviluppo veloce del Paese come delle città.
E il Partito del Sud? Beh, il Partito ha scelto degli uomini e non compagini. Ha scelto prima il sindaco di Napoli e oggi quello di Bari, Emiliano.
Ha dunque una piccola storia da mostrare.
Una visione non unanimista delle varie e multiforme reggenze ma  una concezione riformatrice, menscevica nel senso non letterario, ovvero quella voglia di trovarsi con quelli giusti perché  onesti perché solo con questi è possibile riformare. Chi non paga l’affitto di casa e spessissimo in affitto. 
Sarà un caso che entrambe le scelte del PdelSud siano state rivolte verso due ex-magistrati?
Dunque, il PdelSud  parrebbe fuori da quei mal di pancia ? …Ma anche questa suonerebbe come una nota stonata. 
Siamo dentro come forza alternativa, per  empatia, per immedesimazione.
Sappiamo ciò che ci aspetta!
Si dirà di tutto! Si diranno anche ipocrisie:
La nostra rivoluzione meridionalista la stiamo concretando con tutte le forze. Per buoni che saranno se si dovesse perdere, ebbene si dirà:  “era impossibile e anche sbagliato”; Se si dovesse raggiungere un qualche interessante risultato, allora si dirà: “…ma è valsa veramente  la pena? “
Se, poi si dovesse riuscire, verrà detto : “…io ero certo ch’era una buona idea”!
Gli idioti si lasciano sempre uno spazio per darsi delle spiegazioni del perché una cosa ha o non ha funzionato.
Noi non abbiamo dubbi, abbiamo scelto! 

Bruno Pappalardo



sabato 15 marzo 2014

PARTITO DEL SUD, MICHELE EMILIANO, LA NOSTRA SCELTA EUROPEA





COMUNICATO STAMPA

Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili”
Giovanni Falcone

Il Partito del Sud come sempre agisce concretamente, le nostre scelte sono sempre improntate al pragmatismo e al solo fine di raggiungere un unico obiettivo: Il riscatto del Sud!

In quest’ottica di concretezza va valutata la scelta del Partito del Sud di sostenere la candidatura europea di Michele Emiliano per la sola circoscrizione meridionale. La preferenza a Michele Emiliano capolista della lista PD, sarà un elemento molto positivo per il sud, in quanto ciò ci permetterà, di portare suo tramite, al Parlamento Europeo e all’attenzione dell’opinione pubblica continentale le nostre proposte per il riscatto del Sud ed il suo rinascimento. Molte di esse sono già in gran parte state presentate e consegnate nelle mani del Sindaco Michele Emiliano a Bari il 15 Febbraio scorso con il nostro libro Bianco: “Con Il Sud si Riparte!”.

A nostro avviso il Sud può farcela: se messo in condizione di competere con pari opportunità con il resto del Paese, se ad esso verranno date le giuste attenzioni sotto forma di politiche in grado di far ripartire l’economia e la competitività meridionale soffocate da politiche falsamente assistenziali e mai volte allo sviluppo reale del territorio stesso, alla lotta senza quartiere alle mafie, alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente, alla dotazione di adeguate e moderne infrastrutture autostradali, ferroviarie, aeroportuali, portuali, alla risoluzione del drammatico ed inaccettabile problema dell’avvelenamento da rifiuti tossici dei territori, alla paritaria contribuzione degli obblighi assicurativi, alla dotazione di tutti quegli strumenti atti a competere sui mercati nazionali ed internazionali a pari dignità.

Il supporto a questa candidatura nasce con l’intenzione di spronare il fronte progressista ad avere un’attenzione maggiore alle regioni e alle ragioni del Mezzogiorno, lavoriamo e lavoreremo a questo progetto con umiltà conoscendo la nostra forza, ma anche con determinazione e impegno assoluto, per sostenere la candidatura del meridionalista Michele Emiliano, proposta dal maggior partito progressista italiano.

Riteniamo infatti che essa sia un’opportunità in più per il Sud, al fine unico di mettere “al centro” il SUD. E’ la strada giusta, a nostro avviso, per portare in Europa, e non solo, da Sud, istanze e proposte per una Europa e un Paese migliore con, lo sottolineiamo, un SUD protagonista.

A nostro avviso è quindi doveroso, a Sud, puntare su quei pochi candidati sinceramente meridionalisti presenti in ambito progressista affinché questi si impegnino nel rappresentare il Sud e le sue istanze in Europa, proponendo disegni di legge e petizioni al fine di porre termine alle troppe discriminazioni a cui è soggetto il popolo meridionale.

Riteniamo quindi, in questo caso, che rafforzare la linea meridionalista nel maggior partito progressista italiano come è il PD, pur in presenza di luci e qualche ombra, sia certamente buona cosa anche al fine di prevenire a livello nazionale quegli “scippi” che il Sud ha subito negli ultimi anni anche grazie all’accondiscendenza verso strategie e uomini del nord.

L’impegno e la condivisione del Partito del Sud è quindi, più, prima e oltre che sul partito che lo presenta in lista, innanzitutto sul sincero meridionalista, sul sindaco fra i più amati d’Italia per la competente opera di amministratore negli ultimi dieci anni, sul paladino della legalità in innumerevoli battaglie da magistrato prima e da politico poi.

Riteniamo che, con Michele Emiliano la garanzia di vedere sostenuta con forza la nostra battaglia per il riscatto del Sud sia certa, anche perché la vicinanza ai temi meridionalisti del Sindaco di Bari fa spesso risaltare ancora di più la distanza, talvolta, da alcuni di quei temi del suo partito.

Siamo certi, quindi, che con la sua auspicabile elezione, il nostro Partito, suo tramite,possa presentare proposte in Europa viste da Sud, il tutto sostenuto - ci auguriamo - anche dal suo gruppo parlamentare europeo, con quindi la concreta possibilità che quanto proposto venga preso nella giusta considerazione e possa essere recepito dal Parlamento Europeo e fatto applicare in Italia, avendo nel contempo non solo la giusta visibilità mediatica, ma anche la concreta possibilità di spostare l’asse del principale partito progressista italiano, piaccia o non piaccia, in direzione Sud… E’ ancora poco..? A noi non sembra !

Il tutto a cura non solo del nostro Partito ma con il supporto di tutti quei sinceri meridionalisti, progressisti e non nostalgici, che vorranno partecipare alla costruzione di disegni di legge e petizioni sulle nostre piattaforme da presentare poi a Bruxelles; con proposte quindi non certo calate e confezionate dall’alto in conciliabolo di pochi, come velleitariamente proposto, anche in passato, da sparuti gruppetti o singoli, ma costruite insieme, sulle nostre piattaforme web pubblicamente nei prossimi mesi, in un’esperienza di democrazia partecipata dal basso come a memoria d’uomo non se ne ricordano al Sud.

Crediamo che la candidatura di Michele Emiliano possa essere finalmente una possibilità di costruzione di un percorso di rilancio dell’azione meridionalista e di consapevolezza a Sud al fine di dare finalmente risposte concrete alle popolazioni del nostro Mezzogiorno.

Natale Cuccurese
Presidente Nazionale Partito del Sud

giovedì 13 marzo 2014

Napoli sabato 15 Marzo - Conferenza Stampa congiunta Michele Emiliano, Partito del Sud. “Il ruolo del Sud quale volano di sviluppo per l’Europa “




Sabato 15 marzo alle ore 11,30 presso l’ Hotel Palazzo Alabardieri, in via Alabardieri, 38 a Napoli si terrà la conferenza stampa dal titolo: “Il ruolo del Sud quale volano di sviluppo per l’Europa "

Alla Conferenza stampa parteciperanno il Sindaco di Bari Michele Emiliano , capolista alle Europee per la circoscrizione Meridionale del Partito Democratico, e il Presidente Nazionale del Partito del Sud Natale Cuccurese

Durante la conferenza stampa sarà spiegato come si potrà dare nuovo slancio e un ruolo importante a tutte le regioni del Sud Italia in Europa e come, lo stesso Meridione, potrà svolgere un ruolo strategico e trainante nel Mediterraneo utile all’Italia e a tutto il Vecchio Continente per uscire dall’attuale crisi.

Sarà illustrato inoltre come questa attività vedrà svilupparsi, all’interno del fronte progressista, una forte sinergia e collaborazione tra il Partito del Sud e Michele Emiliano, Sindaco tra i più amati d’Italia, grande sostenitore della legalità, convinto meridionalista.
In conferenza stampa dopo gli interventi  del Sindaco di Bari Michele Emilianoedel Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese i colleghi della stampa, se lo riterranno, potranno rivolgere ai convenuti delle domande.

Sarà consegnata Cartella Stampa con relativo comunicato stampa.
E’ gradita la presenza.

Per ulteriori info e logistica telefonare a :
Emiddio de Franciscis di Casanova:  335 6667952 Coordinatore Regionale Campania Partito del Sud)

Andrea Balìa 335 437136 (Vice Presidente Nazionale Partito del Sud)