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venerdì 29 giugno 2012

Sud, né scuola né lavoro: 900 mila giovani a spasso



L’assenza di lavoro giovanile resta il principale problema del Mezzogiorno. La conferma arriva dal nuovo rapporto della Banca d’Italia sulle economie regionali, pubblicato ieri dall’Istituto sul proprio sito web. Gli esperti di via Nazionale confermano il momento di forte crisi per l’economia meridionale. “Nel 2011 è proseguito il deterioramento delle opportunità di lavoro nelle fasce di età più giovani – si legge nell’indagine – la quota di occupati sul totale della popolazione con meno di 35 anni è calata di un punto percentuale nel Nord e 1,8 al Centro”. Diversa la situazione degli over 55: “gli occupati con 55-64 anni è cresciuta di 2,2 punti, anche per effetto del progressivo innalzamento dell’età di pensionamento”. Per i giovani tra i 15 e 29 anni il tasso di disoccupazione è pari al 20,5 per cento, più del doppio di quello complessivo e in netto aumento rispetto al 2008 in tutte le macroaree. I giovani inattivi che non studiano e non fanno formazione sono circa 1,5 milioni e rappresentavano il 15,8 per cento del totale. Quasi il 60 per cento risiede nel Sud, dove la quota dei senza lavoro è arrivata al 23,3 per cento (0,5 punti in più rispetto al 2010); al Centro Nord la quota è pari al 10,8 per cento.
I giovani pagano un elevato prezzo per la crisi anche in termini di qualità. Il rapporto della Banca d’Italia rileva che tra i giovani occupati più istruiti, una quota elevata svolge mansioni il cui profilo qualitativo è relativamente scarso: tra il terzo trimestre del 2008 e il secondo del 2011, circa un quarto degli occupati tra i 25 e i 34 anni in possesso di almeno una laurea triennale svolge un lavoro a bassa o nessuna qualifica; la quota era più alta al Centro e nel Nord Est (rispettivamente il 28,7 e il 25,3 per cento) rispetto al Nord Ovest (23,9) e al Mezzogiorno (22,6). Il 32,1 per cento dei giovani occupati laureati svolge inoltre lavori che non riflettevano l’ambito tematico del corso di studi di provenienza (il 27,7 per cento nel Mezzogiorno, a fronte di oltre il 30 per cento nel Centro Nord).
Non solo occupazione, però. Nel 2011 la dinamica dell’attività del Mezzogiorno “è stata più debole” e caratterizzata “da un andamento particolarmente sfavorevole dei consumi, in presenza di una più debole dinamica delle retribuzioni e di peggiori attese sulle prospettive del mercato del lavoro”. “La minore crescita del Centro e del Mezzogiorno ha riguardato in particolare l’industria”, sottolinea la Banca d’Italia segnalando che “il divario negativo di crescita del Mezzogiorno è più contenuto nel settore dei servizi, che nel Sud hanno beneficiato di un maggior impulso del comparto turistico.
A.V.

 Fonte: Il Denaro 

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