di Giulio Giallombardo -
È guerra aperta su Facebook. Da ieri pomeriggio gli otto amministratori della fanpage “Briganti”sarebbero stati bloccati dai gestori del social network, per cause ancora da chiarire. La polemica monta. In poche ore gli oltre 45 mila seguaci del movimento meridionalista hanno lasciato messaggi di solidarietà sulla pagina “incriminata”, cambiando l’immagine del loro profilo con quella del logo del gruppo. “Briganti informa i suoi iscritti che dalle ore 15 del 6 dicembre 2012, i profili degli amministratori della pagina fb sono stati bloccati. E quindi indirettamente è stata censurata la pagina Briganti. 
Ignoriamo i motivi di tale provvedimento”. Questo il messaggio che si legge sul profilo di Nico Cimino, uno dei “briganti” bloccati.
I “BRIGANTI” ASSALTANO FACEBOOK – Piovono critiche contro il social network di Mark Zuckerberg. “Facebook è censurato, spiato e manipolato, dobbiamo migrare tutti su una piattaforma libera e open source. Forza Briganti”, e ancora: “Solidarietà a tutti gli amministratori della pagina che sono stati bloccati da un sistema dittatoriale e leghista“. Non mancano rigurgiti di orgoglio “terrone”. C’è chi ricorda: “Il rosso del tricolore è fatto col sangue del meridione” e chi fa notare che le pagine piene di insulti contro i meridionali segnalate da anni sarebbero ancora attive su Facebook. Inoltre, è stata creata una seconda pagina temporanea per informare gli iscritti del blocco della fanpage principale.
UNITI PER IL SUD – Il movimento “Briganti”, nato nel febbraio del 2010, rappresenta un punto di riferimento per meridionalisti, indipendentisti, autonomisti e neo borbonici uniti insieme per difendere e valorizzare culture e tradizioni del Mezzogiorno. “Briganti vuole diffondere uno spirito di solidarietà, unione, collaborazione e difesa comune fra tutti i popoli del sud, – si legge nelle informazioni su Facebook – nel rispetto dell’identità di ognuno e al contempo nella consapevolezza di un passato, di un presente e ancora più di un futuro comune e condiviso”.
IL PROGRAMMA – Il gruppo ha anche stilato un programma articolato in dodici punti: c’è l’impegno a diffondere verità storiche sul Risorgimento per sostituire “all’egemonia padana un’alternativa meridionale”; l’invito a comprare solo prodotti che provengono dal Sud “per far sì che i nostri figli non emigrino più”; la lotta aperta contro la discriminazione nei confronti dei meridionali, che provenga da “giornali, tv, partiti politici o pennivendoli di regime”. Infine, c’è il netto rifiuto dei partiti nazionali “che per 150 anni hanno distrutto il Sud”. Così, adesso anche Facebook è diventato strumento di “regime” o si è trattato solo di un problema tecnico? Che i “briganti” tornino davvero a fare paura?