...per il recupero della memoria storica, per la difesa, il riscatto ed il futuro del popolo meridionale, per una vera rappresentatività politica del Sud...

domenica 6 febbraio 2011

Lettera a Marcello Veneziani


di Bruno Pappalardo

Non so se può interessare ma ieri risposi ad un articolo di Marcello Veneziani che cura una finestra di bassofondo intitolata "Cucù, sulla prima pagina de" Il Giornale". in cui, devo dire, questa volta, non si schierava apertamente contro la festa di Gaeta o contro i neoborbonici ma qulacosa di canzonatorio, tuttavia, emergeva. Anzi, si dichiarava d'essere per buona parte daccordo con le idee dei "tradizionalisti meridionali" ma non quando si attaccava l'Unità d'Italia. Tra le righe sembrava trasparire un chè di derisorio tra le due feste e per un certo accenno ad un nostro intercalare. E' stato, si saprà, insieme a Ferrara il fautore della festa del 17 marzo per i 150 anni dell'Unità per la quale è stato ben finanziato .
L'articolo è breve e ne lascio dei piccoli stralci: "... Uè uè è il saluto di amicizia o di ostilità, di meraviglia o solo intercalare, più frequente al sud. Immagino possa diventare il grido di identità per i fautori del Regno delle Due Sicilie in assise da oggi fra le polemiche per tre giorni a Gaeta, (...) Proprio mentre a Roma e al nord si tribola per il federalismo, il sud della tradizione chiama a raccolta i suoi figli per parlare del 150à della "Malaunità" , ovvero " 1861, la menzogna dell'unità d'Italia" (...) Conosco i miei conterranei tradizionalisti e condivido molte loro idee, eccetto una, la principale: (...) che l'Unità d'italia sia un male in sè. L'errore è ridurre l'Italia alla "conquista piamontese"
" ,,,l'unità era giusta e necessaria. L'italia è una civiltà, una lingua, una cultura, un comune sentire prima che uno Stato.(...) E' arduo la contabilità di ciò che ha dato e ciò che ha preso il sud dall'Italia, e così il nord. Chi avuto ha avuto, cantano a Napoli Non scurdammoce 'o passato, per carità; però senza rancore. Se non vi va di dire Viva L'Italia, fatela vostra dicendo Uèuè Italia (...)

lettera inviata a Veneziani (o meglio alla sua segreteria...) :

Cortese Esimio Veneziani,
ho letto il Suo garbato articolo comparso su “il Giornale” del 04 febbraio di quest’anno intitolato “Viva L’Italia. E chi ha avuto ha avuto”
Garbato perché mi è parso non propriamente accusatorio o calunnioso contro/verso il solito piagnucoloso e lamentoso Sud che chiede, chiede sempre senza dare nulla, anzi rubando e sottraendo ricchezza al ricco ma bistrattato Nord perché vessato dal Sud.
Credo che abbia voluto regalare uno zuccherino ciascuno, con la consueta mano pronta a scapigliare i testoni di due asini, ovverosia il Nord e parimenti il Sud. E’ come dire smettetela stolti capoccioni con le vostre instancabili diatribe, quisquiglie insulse davanti all’importanza (altamente simbolica ) della mia festa del 17 marzo che ho preteso si facesse sull’Unità Nazionale ,... cosa molto più seria delle vostre marcite patrie. ( chi organizza quella del 12-13/febbraio non ci guadagna nulla. Il modesto ricavato va al Comune)
Il titolo dell’articolo, infatti, è perentorio e chiaro: “ metteteci una pietra sopra e via così, … si vada vanti come sempre” Pensare che si debba andare avanti ancora così mi si raggela il sangue.
Sono uno che sarà presente a Gaeta. Sono un meridionale e amo profondamente questa terra offesa e ferita. Ci va chi crede d’aver perso qualcosa; la terra, la propria Storia, la dignità e, dunque, la propria esistenza. ( …la solita menata drammo-sceneggiata)
Mi sento, tuttavia, italiano e anche federalista, eppure, meraviglia delle meraviglia, ci vado.
Ci saranno tantissimi come me pronti a difendere la Nostra Bella Carta.
Forse si chiederà come mai? Forse è perché s’è perso qualcosa . Qualcosa che sui suoi scaffali, stracolmi di libri, manca, il libro del Sud. La Sua estesa cultura crede ancora che a Gaeta vadano solo i neoborbonici ostinati, tronfi e fieri del loro passato a ridire la solita storiella di una nazione con il primato del primo tratto ferroviario Napoli-Portici. Credo che chi pensa ancora così, si perda un pezzo della Sua Bella Italia. ( ai neoborbonici bisogna dare il merito che da più di trent’anni hanno lavorato e sollevato, per primi, le croci dalla terra che copriva i circa due milioni di meridionali morti allora per la loro Patria, quisquiglie anche questi?!!) Il Sud dei giovani imprenditori, degli intellettuali, scrittori, ricercatori et cetera, lentamente si fa sentire e scricchiola la su in alto perché sta per staccarsi dalla montagna e franerà violenta sulla Sua Italia Bella e Unita. A Gaeta oggi ci vanno tutti e forse non tutti insieme ma con la stessa significazione della Sua strapagata Bella Festa che è anche la nostra ma a Gaeta Lei mancherà.
La nostra Memoria celebra eucaristicamente la volontà di riappropriarsi di una identità smarrita pregna, però, di una storia traboccante di straordinari valori ma senza medaglie e senza magnificati eroi. Quanti ne ha la Sua Bella Festa ? Centinaia? Migliaia ? Quanti?? Noi ne abbiamo milioni tutti morti in quella Unità che non volevano! La contabilità di questi l’abbiamo conservata noi.
Restarono qui coraggiosi e deportati nei lager, nelle carceri o, con stracci ai piedi, sulle montagne nei casali a morire. I vostri, della vostra Bella Festa vennero giù come prodi combattenti ma erano macellai. Massacrarono tutti, contadini, soldati e ufficiali dell’esercito borbonico, civili, briganti-partigiani e con indicibile violenza stuprarono e squartarono donne e bambini. Innocenti e belli quei fanciulli, … è difficile dimenticare. Li usarono anche perché votassero il 21 di Ottobre del 1860 a Napoli in un grottesco suffragio universale “ inscenato” in piazza del Plebiscito. Furono i soli con le loro madri. No, mi sbaglio c’erano pure i camorristi, all’epoca solo guappi ma che vennero chiamati e assoldati dal prefetto borbonico, Liborio Romano, improvvisamente unitarista mentre continuava a percepire lo stipendio di funzionario del Regno. Fummo, dunque, abbandonati dalla Storia dei vincitori e cadde l’oblio. Lei queste cose le sa, credo che qualche suo vecchio le abbia raccontato del sergente Romano suo conterraneo. Noi vorremmo solo le scusa, vorremmo che L’Italia sapesse. Vorremmo indietro la nostra e anche la Sua dignità di meridionali. Basterebbe poco. Sogno, a volte, stupidamente, che in un giorno, in un sol giorno, tutte le testate giornalistiche si ricordassero di questo racconto taciuto! Allora Si, certo che si poserebbero le pietre sui fossi e svanirebbero per sempre gli odi, il disprezzo e livore per tutte le angherie e i brogli giganteschi e anche la secolare “ questione meridionale”. Avevo detto dei primati. Nel mio Sud sono innumerevoli. Vorrei che si aprissero gli archivi secretati e che si raccontasse cosa accadde: discese dal cielo, nella notte tra il 20 e il 21 di quell’ottobre del ‘60, una enorme ombra, come un velo maledetto voluto da qualche divinità occulta, che trasformò, in un attimo, l’immenso nostro territorio ricchissimo, senza disoccupazione e con il più basso valore nazionale di mortalità infantile, (mediante il suffragio-farsa) quel popolo premiato all’Esposizione Internazionale di Parigi, nel 1856 quale terzo paese per lo Sviluppo Industriale al mondo, ebbene, in un popolo zotico, sporco accidioso, coleroso e perfino emigrante et cetera. Una stupefazione! E’ veramente difficile digerire. Quei guappi sparsi e disorganizzati vennero istruiti per farne un esercito sul territorio, tra la gente, per controllare le popolazioni e lasciar passare l’Unità. A Napoli non fu sparato un colpo. Da allora si strutturarono come uno Stato Alleato a cui vennero assegnati incarichi pubblici. Impararono a penetrare la società e avemmo la “camorra” ( lo stesso accadde in Sicilia) che dall’allora ammorba anche il nord. Chi di crimine ferisce di crimine perisce.
Siamo, tuttavia, stanchi di essere assistiti e non vogliamo alcun aiuto e di nessun genere.
Il nostro federalismo è la nostra vera autonomia ( senza separatismi di sorta) e la nostra libertà. Lasciateci stare o ridateci la verità.
La prego professore, aggiunga sui suoi scaffali non dico i Gramsci, i Salvemini, i Nitti, ma almeno il Napoleone Colajanni, Guido Dorso, “la rivoluzione meridionale) Don Sturzo, “Pro e contro il Mezzogiorno” ( 1903), in “Mezzogiorno e classe dirigente” Nicola Zitara, “Nascita di una colonia” Rosario Villari e perfino quel Giustino Fortunato, unitarista d’hoc ma che seppe intercettare cause precipue sulle miserie del Mezzogiorno con “ Il Mezzogiorno e lo Stato italiano, discorsi politici, Laterza 1911” fino ai non ultimi D. Elazar, Alexander Hamilton e James Madison, “Il federalista, - Claudia Petraccone “Le due Italie.” “La questione meridionale tra realtà e rappresentazione” Ciano, Gigi Di Fiore, Pino Aprile, Roberto Saviano, Gianfranco Viesti - Conferenza Episcopale Italiana, “Per un Paese solidale. Chiesa e Mezzogiorno”, febbraio 2010, in
http://www.cei.it/
Beppe De Santis e tantissimi altri.
Volevo invitarLa a Gaeta. Ho qualche dubbio che possa insozzarsi o infettarsi il genoma di oggi con qualche virus di quelli che colpiscono il DNA. Stia a casa con il Suo Uèuè, e resti convinto che noi non indugiamo a rimanere italiani. Alla festa non veniamo, … sa, “ ‘a casa ncè succieso ‘na disgrazia” Ma, poi, passa e ci divertiremo pure noi.

Suo affezionato lettore Bruno Pappalardo
PS: se dovesse mai leggermi, perdoni la lungagnata.

La risposta di ieri in serata (dalla segreteria di Veneziani) è stata "E' inutile sprecare parole per un'acida risposta a chi cerca di comporre le ragioni del sud con le ragioni dell'unità nazionale. Si tenga il suo rancore. Saluti"
Stamani con il titolo " Così lo scrittore-attore vince il derby dei pacioni" un chiaro ed ennesimo attacco a Roberto Saviano intervenuto ieri alla manifestazione contro B. per le sue improbabili dimissioni.
Ho risposto: Gentile segretaria di Veneziani, ringrazio il professore per la bella lezione;...ho qualche dubbio che la mia e-mail sia stata letta da Veneziani, ma sappiamo che oggi dobbiamo parlare ai filtri o alte mura o solo in tivù. In breve, ( per l' articolo di stamani, 6 febbraio c.a) si tenga pure il suo RANCORE per Saviano !

Bruno Pappalardo Partitodel Sud - Napoli

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