...per il recupero della memoria storica, per la difesa, il riscatto ed il futuro del popolo meridionale, per una vera rappresentatività politica del Sud...

lunedì 29 novembre 2010

Neomeridionalismo e Felicità - Da una società del ben-avere ad una del ben-essere



riportiamo uno scritto - totalmente condivisibile - del prof. Cataldo Godano, nostro iscritto e membro del Comitato Direttivo della sez. Guido Dorso di Napoli, che è una dotta riflessione di una delle menti più lucide e colte del Partito del Sud :


di Prof.Cataldo Godano
Università Napoli tre

La ricostruzione della identità del sud del nostro paese è emersa dai meandri oscuri in cui era stata cacciata dalla storiografia ufficiale e si è imposta come questione prioritaria per il rilancio della questione meridionale come problema politico da affrontare e risolvere. E' quindi diventata ineludibile la necessità di ricostruzione storica del risorgimento e dei fatti postrisorgimentali. Io vorrei qui porre l'accento su un ulteriore aspetto utile alla ridefinizione di una identità forte del mezzogiorno d'Italia: la questione della felicità.
Il primo passo da compiere è riconoscere che al sud si vive meglio e non solo per gli evidenti fattori climatici che lo rendono attrattivo, ma soprattutto per la qualità e l'estensione delle relazioni interpersonali che il popolo meridionale è in grado di instaurare.
Lo stereotipo del meridionale come "uomo di cuore" è una riduzione ad aspetto folkloristico di questa capacità di relazionarsi all'altro che altrove non si osserva. Due questioni correlate a quest'aspetto meritano la nostra attenzione:
Al sud esiste una rete di relazioni sociali molto più estesa che altrove. Dove ad esempio è possibile lasciare andare un bambino per strada certi che qualcuno si occuperà di lui, se non in un quartiere popolare delle città meridionali? Anche qui uno stereotipo imposto sempre come un aspetto folkloristico ha una grande rilevanza socio-economica da ripensare e rivalutare.
La grande flessibilità del tessuto sociale consente sia di accogliere con facilità il diverso da se (si veda ad esempio l'elevata densità di "femminielli" nei quartieri popolari di Napoli) sia di trovare soluzioni concrete ai problemi posti ad esempio dall'assenza dello Stato che la scellerata gestione della cosa pubblica da parte dei piemontesi ha imposto al sud nel post-risorgimento. Come al solito un aspetto socio-economico di grandissima rilevanza è stato trasformato in un aspetto di folklore diventando ad esempio la famosa "arte di arrangiarsi" napoletana.
Quando il sud riesce a produrre positività questa viene sempre squalificata e ridotta folklore. La capacita relazionale ed il tessuto sociale che di questa si alimenta, sono una enorme ricchezza spesso ridotta ad elemento di costume e non valorizzata al giusto livello. La verità è che al sud si ha una migliore qualità della vita, al sud si è più felici!!
La felicità non deve qui essere vista come un qualcosa di difficilmente definibile e estremamente legata alla soggettività individuale, al contrario essa è talmente concreta ed oggettiva da essere addirittura misurabile. La felicità soggettiva, intesa come percezionedel grado di soddisfazione delle proprie aspettative, può essere misurata tramite dei semplici questionari (si veda ad esempio l'enorme lavoro svolto dal Global Social Survey negli Usa). Ma la sua misurazione può essere eseguita anche tramite parametri oggettivi quali ad esempio il tasso di suicidi, la diffusione della droga o dell'alcolismo, etc.
Le statistiche sulle misure di felicità rivelano un dato quantomeno sconcertante, esiste una correlazione inversa tra prosperità economica e felicità, i paesi più felici sono la Nigeria seguita dal Vietnam, il Messico e la Colombia. Sembrerebbe quindi che il denaro non compra la felicità. E' ovvio che questa affermazione non implica l'inversa ovvero "chi non ha denaro è felice". Il punto è che maggiore è la prosperità economica minore è il tempo dedicato alle relazioni sociali e alla cura dell'ambiente in cui si vive. Questo aspetto meriterebbe un approfondimento che non può essere fatto in questa sede, ci basti per il momento osservare l'esistenza di un meccanismo perverso attraverso il quale compensiamo la mancanza di affettività con maggiori consumi, e più consumiamo più ci rinchiudiamo in una sfera privata diminuendo le relazioni sociali e l'affettività. Un celebre pubblicitario ebbe a dire “Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma”. Si crea così un circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire. Ci si può chiedere attraverso quale meccanismo siamo spinti a rinunciare alla felicità in cambio di denaro.
La risposta la fornisce Serge Latouche nel libro "L'invenzione dell'economia!. In chiave neo-weberiana Latouche spiega la nascita del capitalismo come una trasformazione in chiave positiva del concetto di amor proprio che prima della rivoluzione industriale aveva una accezione del tutto negativa e dopo ne acquisisce una positiva. In altri termini il capitalismo nasce da una visione egoista delle relazioni sociali e da una trasformazione dei rapporti umani in chiave privatistica. E' solo in una sfera privata che cresce il bisogno di consumo il quale fa crescere il Pil del paese in cui si vive. Ma a che prezzo? Fino a quando saremo disposti a sacrificare la nostra felicità sull'altare della prosperità economica?
Il prezzo che paghiamo è enorme sia in termini di felicità soggettiva ed oggettiva sia in termini di distruzione dell'ambiente. Per poter aumentare il nostro reddito siamo disposti a vivere in città sempre più sporche ed insicure, siamo disposti a trascorrere sempre più tempo in mezzi di trasporto sempre più insufficienti, siamo disposti a ridurre il tempo di vita per far crescere quello di lavoro. In questo processo acquistiamo sempre più beni privati e ne perdiamo sempre più di comuni come ad esempio un ambiente pulito in cui vivere. Che fare?
Per dirla con Stefano Bartolini ("Manifesto per la felicità") è necessario passare da una società del ben-avere ad una del ben-essere. Un primo passo dovrebbe essere quello di abbandonare il Pil come indicatore di benessere di un paese e sostituirlo con indicatori difelicità più consoni a descrivere il benessere reale delle persone. Ma la questione decisiva è quella di avere uno sguardo più attento all'ambiente in cui viviamo. Il modello di sviluppo privatistico ed egoista si fonda su una possibilità di crescita infinita. Al contrario bisogna fare i conti col fatto che il nostro pianeta ha dimensioni finite e che finite sono le risorse a nostra disposizione. La risposta non può quindi che essere quella che Serge Latouche chiama una decrescita serena. Esiste un nesso strettissimo tra decrescita e società basata sulle relazioni umane. Più tempo dedichiamo a queste, più tempo recuperiamo alla vita, meno ne dedichiamo al lavoro e alla produzione di prosperità economica, meno inquiniamo e rendiamo invivibile il nostro pianeta. La chiave di volta per non lasciare una impronta ecologica insopportabile per i nostri figli, è la necessità di tornare ai livelli di consumo degli anni 60-70 riducendo i consumi intermedi (trasporti, energia, imballaggi, pubblicità) e lasciando inalterati quelli finali.
Lo strumento economico per consentire una decrescita serena è la localizzazione delle attività economiche. E' cioè necessario legare i processi economici al territorio e alle reali necessità della popolazione che in quel territorio vive. Un esempio semplice e concreto di questo processo di localizzazione sono i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) che, acquistando le merci direttamente dal produttore agricolo, consentono un controllo diretto sulla loro qualità con un enorme vantaggio per il cittadino che acquisisce serenità rispetto a ciò che magia, il pagamento di un prezzo equo per il produttore che non sarà più strozzato dalla distribuzione e la riduzione dei consumi intermedi (trasporto, pubblicità) che favorisce la decrescita serena e lo sviluppo di una società relazionale.
Lo strumento politico è il federalismo, quello vero! Quindi non quello teso alla salvaguardia delle risorse economiche di un Nord ricco che elargirebbe denaro ad un Sud povero e depresso (sappiamo tutti che non è così), ma un federalismo volto alla salvaguardia di un territorio e di un ambiente in cui le persone possano essere più felici.
Io credo che questo possa e debba essere il nocciolo di un pensiero neomeridionalista moderno e all'avanguardia e che ci consenta allo stesso tempo di fare i conti con la crisi della politica. La storia degli ultimi 50 anni ha visto sempre più una politica asservita al malaffare e alla crescita della sfera privatistica della vita. Questo ha portato ad una sempre maggiore allontanamento delle persone dalla politica vista sia come questione riguardante i pochi eletti destinati a gestire il potere ed il malaffare, ma anche come qualcosa di troppo lontano dalla propria sfera privata e dalla individuale frenesia per una sempre maggiore prosperità economica individuale.
L'introduzione di nuovi contenuti politici, di una maggiore attenzione alla felicità delle persone e alle relazioni sociali, di una visione post-politica (destra e sinistra sono solo delle indicazioni stradali), possono essere lo strumento di un riavvicinamento della gente alla politica e di una espressione di un voto più libero e consapevole.

Benvenuto Partito del Sud!

domenica 28 novembre 2010

"Vincere, non è solo calcio"



GRANDE MISTER !

"Siamo terzi, molto al di là delle nostre aspettative. Il calcio è considerato uno dei vanti della città, che sta attraversando un momento difficile per l'emergenza rifiuti. Spero di essere un traino per sensibilizzare le istituzioni e le autorità per risolvere questo problema. Tutti insieme ci dobbiamo aiutare. L'impegno dei cittadini è necessario, ma non basta. La spazzatura va tolta dalle strade e smaltita. Bisogna fare qualcosa velocemente, la situazione è brutta".
Fonte : la Repubblica.it Sport del 27/10/2010

Dopo 150 anni di menzogne la Banca d'Italia conferma: L'Unità d'Italia ha creato il sottosviluppo del Mezzogiorno



di Michele Loglisci e Francesco Schiraldi


Il processo di verità storica che da tempo sta squarciando il muro di oblìo eretto a difesa di una mistificata interpretazione delle vicende unitarie e post unitarie della nostra nazione, ha trovato nuovo e solidissimo impulso per merito di una pubblicazione scientifica edita da un’istituzione dall’indiscussa affidabilità quale la Banca d’Italia. Se fino ad oggi si è potuto confutare, su basi storiografiche peraltro tutte da verificare, quanto asserito da chi, carte alla mano, mira a dimostrare come il presunto processo unitario si sia risolto nei fatti in una feroce e avvilente colonizzazione del Mezzogiorno, oggi scende in campo la Banca d’Italia, con il suo indiscusso prestigio, a sancire, sulla base di incontestabili analisi e dati statistici, la verità di fatti troppo a lungo vergognosamente manipolati.
Ebbene, a contraddire definitivamente un’ideologia mistificatrice della realtà di episodi che hanno costretto il Mezzogiorno ad una immeritata situazione d’inferiorità, irrompono con l’autorevolezza che gli deriva dalla reputazione di studiosi il Prof. Stefano Fenoaltea, docente di Economia Applicata all’Università di Tor Vergata (Roma), insieme al collega Carlo Ciccarelli, Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni nella stessa Università.
Nel loro accuratissimo saggio, il cui alto valore scientifico ha meritato per i due economisti l’onore della pubblicazione da parte della Banca d’Italia, gli studiosi dell’Università di Tor Vergata hanno non solo reso manifesto, potremmo dire, ma bensì confermato come all’origine dell’attuale sottosviluppo del Sud ci sia una bugiarda unificazione nazionale. Sin dalle prime pagine del loro lavoro di ricerca, apparso peraltro solo in lingua inglese nei “Quaderni di Storia Economica di Bankitalia”, n. 4, luglio 2010 (domanda: perché non in italiano e con adeguato resoconto pubblico?), Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli affermano così esplicitamente: “L’arretratezza industriale del Sud, evidente già all’inizio della prima guerra mondiale non è un’eredità dell’Italia pre-unitaria» (Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of industrial Growth in Post-Unification Italy, pag. 22).
A scrupoloso fondamento del loro studio, corredato da minuziose tabelle statistiche, gli economisti di Tor Vergata prendono in esame i censimenti ufficiali del neonato Stato italiano, precisamente negli anni 1871, 1881, 1901 e 1911. La disponibilità di una notevole massa di dati nazionali e regionali ha offerto l’opportunità a Fenoaltea e Ciccarelli di comprendere a fondo, come sostanzia loro ricerca, lo sviluppo dell’Italia nei primi decenni dopo l’unificazione. Orbene, il meticoloso lavoro eseguito aggiunge, ai dati già disponibili, un’analisi dei dati disaggregati relativi alla produzione industriale in 69 province tra il 1871 e il 1911, determinando gli studiosi a svelare che: «Il loro esame disaggregato rafforza le principali ipotesi revisioniste suggerite dai dati regionali». Più eloquente di così…e, si sottolinea ancora, qui sono i numeri che parlano esplicitamente!
La tabelle pubblicate da Fenoaltea e Ciccarelli mostrano che nel 1871 il tasso di industrializzazione del Piemonte era del l’1.13%, quello della Lombardia 1.37%, quello della Liguria 1.48%. Da evidenziare come, a questo punto, fossero già trascorsi dieci anni di smantellamento dell’apparato industriale dell’ex Regno delle Due Sicilie, con il ridimensionamento di importanti stabilimenti come le officine metallurgiche di Pietrarsa, a Portici (Napoli) (oltre 1000 addetti prima dell’unificazione ridotti a 100 nel 1875), nonché quelle di Mongiana in Calabria (950 addetti nel 1850 ridotti a poche decine di guardiani nel 1873): ebbene, nonostante l’opera devastatrice dei presunti liberatori scesi dal Settentrione, l’indice di industrializzazione della Campania era ancora dello 1.01%, con Napoli, nel dato provinciale, all’1.44% e quindi più di Torino che era solo all’1.41%.
L’indice di industrializzazione della Sicilia era allo 0.98%, quindi agli stessi livelli del Veneto che era al 0.99%, la Puglia era allo 0.78% con la provincia di Foggia allo 0.82%: molto più di province lombarde come Sondrio, allo 0.56%, e vicinissima ai livelli di industrializzazione dell’Emilia, lo 0.85%. La Calabria era allo 0.69%, con la provincia di Catanzaro allo 0.78% e perciò allo stesso livello di Reggio Emilia e più di Piacenza, che era allo 0.76%, ma anche di Ferrara allo 0.74%.
Il tasso di industrializzazione della Basilicata era allo 0.67%, un indice che per quanto a prima vista basso era comunque più alto di aree liguri come Porto Maurizio che era allo 0.61%. L’Abruzzo era invece allo 0.58%, con L’Aquila a 0.63%.
Detto questo, appare drammatico come, quarant’anni dopo, nel 1911, l’indice di industrializzazione del Piemonte fosse salito all’ 1,30% mentre quello della Campania era sceso a 0.93%, con Napoli all’1.32%. La Lombardia era arrivata all’1.67%, la Liguria all’1.62%, mentre la Sicilia era crollata allo 0.65%, la Puglia allo 0.62%, la Calabria allo 0.58%, la Basilicata allo 0.51%.
Questo resoconto piuttosto tragico ma fondato su incontrovertibili riscontri scientifici, perché i numeri si possono occultare ma se resi noti non possono certamente ingannare, rende chiaro come la Banca d’Italia, pubblicando il qualificato studio di Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli, abbia certificato ufficialmente con la sua autorevolezza come l’arretratezza industriale del Sud non sia un’eredità dell’Italia pre-unitaria ma bensì un sottosviluppo voluto da una unificazione nazionale strumentalizzata in modo scellerato ai danni del Mezzogiorno.

Fonte : Onda del Sud - www.ondadelsud.it
Pubblicato da : Partito del Sud - Sez. Aversa-Giugliano a
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Intervento di chiusura e sintesi Stati Generali del Sud - Palermo 14 novembre 2010




Intervento di Natale Cuccurese :

Volevo chiudere questa due giorni di lavoro degli Stati Generali del Sud e ricapitolare quanto emerso, molto brevemente, soprattutto per specificare bene, visto che c'è ancora confusione, una confusione che è creata ad arte come tutti ben sappiamo.

Il PdSUD è da sempre un partito federalista cattaneano, invito tutti a controllare su internet il ns. programma politico, non è mai stato un partito indipendentista. Al nostro interno c'è si una rispettata corrente indipendentista, ma è minoritaria, fra l'altro io vengo dal nord, dall' Emilia, e ricordo anche che i meridionali al nord sono circa 12 milioni e non possiamo certo pensare di abbandonarli al loro destino.
Da soli, come sempre, l'anno scorso abbiamo già partecipato ad elezioni comunali in provincia di Mantova , Mantova sede del parlamento del nord, ottenendo fra l'altro ottimi risultati .
Siamo come PdSUD, da sempre, per la costituzione di una macroregione del Sud in un'italia realmente federale , non con il federalismo fiscale leghista, ma con un federalismo vero.
Noi , come spesso dice il nostro Presidente Ciano, festeggiamo la repubblica nata il 02 giugno 1946 e rispettiamo la sua costituzione, anche se, pensiamo solo allo statuto e alla sua applicazione...o meglio mancata applicazione, molti ideali di quella costituzione sono stati traditi; quindi a nostro avviso non va certamente cambiata la costituzione, ma va solo realmente applicata in ogni sua parte, in una trasformazione dello stato in senso federalista con la creazione di una macroregione del sud, come afferma anche Ruffolo nel suo ultimo libro, macroregione a cui eventualmente estendere lo Statuto Siciliano.
In altre parole, per noi, questo paese va riformato nell'interesse di tutti i suoi cittadini indistintamente dal sud al nord, siamo tutti uguali e tutti con gli stessi diritti, anche di fronte alla legge, anche se questo qualcuno se lo scorda.

Altro aspetto è quello storico.
Alcuni ci hanno "accusato" di essere neoborbonici, addirittura Rizzo e Stella poco tempo fa hanno definito sul Corriere della Sera il nostro presidente Ciano un estremista borbonico, quando sappiamo tutti che è un repubblicano convinto.
Ultimamente non si contano gli attacchi della grande stampa del nord e le accuse di neoborbonismo.Tutto ciò è falso e strumentale.
La nostra rivalutazione della storia passata si basa su fatti oggettivi e su di un processo aggregativo e di riscoperta di orgoglio di popolo che deve appoggiare su solide basi progettuali le proprie fondamenta, proprio perché vogliono cancellare l’identità del nostro popolo che ancora comunque resiste difendendo le proprie tradizioni.
Ricordo a questo proposito che la Lega nord ha dovuto inventarsi una nazione, la Padania, un’eroe, Alberto da Giussano, per dare credibilità storica alle proprie rivendicazioni.
Noi che abbiamo una storia millenaria , eroi veri a profusione non dovremmo ricordare le ragioni storiche delle nostre rivendicazioni…? I reali motivi della costruzione della cosiddetta minorità meridionale ? I reali motivi dell’emigrazione o meglio diaspora del popolo meridionale che ricordiamo inizia solo dopo il 1860 ? I reali motivi del crescere e proliferare delle mafie?…qui mi ricollego a quanto appena detto dall'amico Sindaco di Bari Michele Emiliano...il fatto che prima del 1860 la nostra nazione economicamente fosse una delle più ricche d' Europa?.. e così via, potrei continuare per ore citando i tanti primati economici e culturali che aveva la nostra nazione prima del 186o.
In definitiva degli eredi Borbone ci può interessare anche poco o nulla, ma guai a chi tocca la nostra storia gloriosa, che è una storia di dignità e prestigio del nostro popolo.
Ed è per questo che noi esaltiamo e ricordiamo i resistenti di Gaeta, i nostri partigiani che chiamarono Briganti, i soldati contadini del sud delle guerre mondiali e coloniali, mandati al macello senza pietà, i morti per lo Statuto in Sicilia, i Martiri di via Macheda , quasi tutti minorenni, i tanti massacri anche nel napoletano, gli "scugnizzi" che a Napoli cacciarono via i nazisti, i tanti magistrati, poliziotti, carabinieri, finanzieri quasi tutti del sud, che hanno versato il loro sangue per combattere la bestia mafiosa.
Non dobbiamo dimenticare i loro nomi, ed è su questi esempi che dobbiamo rifondare la nostra società per riprenderci il futuro che ci spetta...

Pubblicato da : NON MI ARRENDO a 11/28/2010 02:54:00 PM 0 commenti
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venerdì 26 novembre 2010

Il grande vuoto...


riportiamo una bellissima lettera d'una nostra tesserata della sezione del Partito del Sud Gangi in Sicilia.
Cuore, testa ed onestà! Quello che, ahinoi, troppo spesso manca...

Oggi piove, sarà questo grigiore, sarà il tamburellare della pioggia, ma mi sento profondamente triste, penso alle bollette, alle spese che ognuno ogni giorno deve affrontare, penso a chi uscirà con la speranza di un lavoro, ai tristi call center, grandi posteggi per laureati, penso a quanti alimentano l'economia da bar della Sicilia e a chi si butta in politica, con la speranza di un pezzo di pane...nauseante, ma comprensibile, quando in una società consumistica come la nostra non è il superfluo a mancare, ma lo stretto indispensabile! Guardo dal balcone i bambini africani giocare in mezzo alle montagne di spazzatura, gentilmente offerte da Don Diego, sindaco ridens, e mi si stringe il cuore, perchè loro a questa italia ci hanno creduto più di noi italiani e sono venuti qui, tali e quali ai nostri emigranti, col cuore pieno e le tasche vuote.
Non ho il tempo di godere della mia malinconia, che aprendo facebook e leggendo i commenti sui vari profili del Partito del Sud, mi incazzo come una furia e mi chiedo?Ma ve ne siete accorti che l'Italia sta in ginocchio?Avete idea che ci sono categorie lavorative non protette nè minimamente garantite?Io per prima non avrò la pensione! Lo sapete, vero, che la Salerno-Reggio Calabria se riesci a uscirne vivo ti danno in premio il pupazzetto di Berlusca bunga bunga?Lo sapevate che i giovani appena lontanamente sentono la parola politica, scappano via come i gatti con l'acqua e ve lo siete chiesti perchè?
Perchè siete pallosi, noiosi, barbosi, inutilmente polemici, perchè non cogliete mai il lato bello di una cosa, non sapete emozionarvi, state sempre lì a fare il ballo dei pezzenti, tutti contro tutti, come se fosse possibile farsi ognuno il suo personale partito, undici milioni di partiti, nessuno sa rinunciare ad un pezzetto del proprio egocentrismo per un lavoro di di squadra, dovete sempre parlare parlare parlare, bla bla bla, le alleanze,bla bla bla, il segretario, i siciliani che si scannano tra loro, con i campani, con gli abbruzzesi, tutti assieme contro gli africani, ma BASTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sono stufa di leggere continue aggressioni al Partito del Sud, al suo segretario, da gente che si è vista mezzo minuto di intervista e pensa di sapere tutti i cazzi di Beppe, mentre noi lavoriamo con le unghie e con i denti, vedi Linda Antonio, Natale a macinar chilometri per un'idea, mai un commento propositivo, noooooooooo, sempre a sparare a zero su tutti, su alleanze nemmeno lontanamente ventilate, giochi di potere che conoscono solo questi polemici commentatori.
Io ho trentatre anni, sono una cantante, non ho una lira in tasca e nessuno mi ha promesso niente, ho solo la mia voce, per cantare un dolore che il sud ha dentro da anni, la mia penna per cantarle a chi questo dolore continua a trascinarlo per secoli e la voglia di vedere un pò di serenità attorno a me.
Una cosa devo, purtroppo, riconoscere alla Lega, cafona,senza storia e sporca, l'unità. cosa che noi gente del sud non sappiamo proprio mantenere, per la sfrenata voglia di tirare ognuno acqua al proprio mulino, ci siamo persi di vista gli obiettivi comuni, quelli che infuocano gli animi, che trascinano i giovani, che appassionano le grandi masse!
Svegliatevi, riprendete in mano il vostro orgoglio, chiudete gli occhi e pensate a Peppino Impastato, a Padre Puglisi, a Falcone, a Borsellino...pensate che la gente che li ammazzati sta ancora in mezzo alle palle, indignatevi, per favore, incazzatevi, ma non con i vostri fratelli, ma con un sistema che ci tiene giù la testa da secoli, proponete, siate costruttivi, avete la fortuna di avere a disposizione un partito guidato da un folle creativo e creato da un uomo di anima e cuore, vi prego, come amo dire io, fare scoppiare la pace, buon lavoro a tutti!
Francesca Amato

Fonte : Partito del Sud Gangi facebook

aderiamo all'iniziativa : " Lutto al braccio dei giocatori del Napoli! "





aderisci all'evento affinchè i calciatori del Napoli giochino con il lutto al braccio per chiedere all'amministrazione comunale di rendere obbligatoria la raccolta differenziata per tutti e salvare Napoli dall'emergenza ventennale relativa alla "munnezza" (www.ilnapolista.it)


Basta cliccare su PARTECIPERO': non è richiesta presenza fisica. E' qualcosa di simile ad una RACCOLTA DI FIRME. Grazie.

Il Sindaco di Bari Emiliano agli stati generali del Partito del Sud a Palermo



http://www.youtube.com/watch?v=FsCdf0Lh3V4

Intervista di Nicola Pirozzi al Sindaco di Bari durante una pausa degli stati Generali del Partito del Sud. Il sindaco Emiliano, meridionalista convinto, ha voluto portare la sua voce.

Pubblicato da : NON MI ARRENDO a 11/26/2010 10:37:00 AM 0 commenti
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Presentazione del Partito del Sud a Grosseto


27 novembre 2010

Hotel Grand Duca Grosseto, Via Senese 170 - Grosseto

ore 17-20

Presentazione del libro di Antonella Colonna Villasi "Il Terrorismo" a cura del Partito del Sud di Grosseto e presentazione movimento agli amici e simpatizzanti della Toscana.

Seguirà dibattito con l'autrice e con Angelo Modaffari, Coord. Toscana del Partito del Sud ed Enzo Riccio, Segr. Organizzativo Nazionale del Partito del Sud. Invitiamo tutti gli iscritti ed i simpatizzanti in zona, oltre ovviamente a tutti gli interessati al nostro nuovo discorso politico "neo-meridionalista".

Pubblicato da : NON MI ARRENDO a
11/26/2010 08:37:00 AM 0 commenti
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giovedì 25 novembre 2010

Rifiuti, scende in campo il «re»: «Napoli, rialzati e fatti rispettare»



Carlo di Borbone delle Due Sicilie: «La mia Famiglia ed io ci mettiamo a disposizione delle forze sane della Città»


NAPOLI - Napoli: alzati! Basta con le polemiche, con le guerre tra bande tra gli scaricabarile! Napoli: alzati!

Questo è il momento del nostro orgoglio. Mostriamo agli Ispettori dell'Unione Europea il vero volto della nostra Città, la nostra Capitale. Roberto Saviano ha fatto molto bene a ricordare quanto civilmente moderni fossimo sin dai tempi di Re Ferdinando II. Stiamo perdendo di vista i cittadini, i loro problemi e le loro ansie, ma stiamo negando loro anche il futuro. E lo stiamo negando anche alla nostra Napoli. Verrà il tempo dei bilanci, e verrà il tempo delle responsabilità. Ma ora è il momento di alzarsi: di stringerci attorno al Signor Presidente della Repubblica che ci ha invitato al riscatto.

E ricordiamoci il monito del nostro Arcivescovo: uno scandalo è il ripetersi delle emergenze che sta minando la dignità dei Napolitani. Tutta la mia Famiglia ed io personalmente ci mettiamo a disposizione delle forze sane della Città, delle migliaia di cittadini per bene, imprenditori, professionisti, operai e artigiani che dai Quartieri Spagnoli fino a Fuorigrotta, dal Vomero al Miglio d’Oro che stanno dritti dinnanzi alle avversità e non si piegano, e vogliono che Napoli e tutto il Mezzogiorno siano rispettati in Europa e nel mondo! Napoli: alzati!

Carlo di Borbone

Fonte : Corriere del Mezzogiorno del 24/11/2010

Pubblicato da : NON MI ARRENDO a 11/25/2010 04:30:00 PM 0 commenti

Siamo tutti italiani, però.....



"Luca Montrone (Tele Norba - Puglia) espulso da Confindustria perché ha denunciato lo sbilanciamento di Confindustria verso il Nord; Gianni Punzo (Cis Nola - Campania) messo fuori dal vertice regionale dell'associazione per volere del capo delle Ferrovie, un impiegato del Tesoro che al Sud non ha messo neanche un trenino della Lego! "


Ivan Esposito Partito del Sud - Napoli

"Ripetete una bugia cento volte, mille volte, un milione di volte, ed essa diventa una verità" (J. Goebbels)



di Enzo Riccio

Goebbels era uno che di propaganda se ne intendeva...e quando disse questa famosa frase riportata nel titolo, chissa' se pensava che sarebbe stata attuale piu' di 80 anni dopo e non solo nella Germania nazista...anche in altri luoghi, come in Italia, nella repubblica del "bunga bunga".

Il nostro illuminato premier, presidente operaio e pure spazzino, si è avventurato negli ultimi tempi in decine di conferenze stampa, dichiarazioni avventate del tipo "in 10 giorni il problema sarà risolto", "in tre giorni risolveremo il problema di Napoli"...e tutti ricordiamo anche la boutade di qualche tempo fa quando col caschetto giallo venne ad Acerra e disse: "Grazie al termovalorizzatore (che sarebbe piu' corretto chiamare inceneritore) di Acerra abbiamo risolto il problema dei rifiuti a Napoli" e tante, tantissime altre puttanate del genere.

Ed invece la munnezza a Napoli cresce, dobbiamo arrivare a credere alla favola della "tela di Penelope" col "Presidente spazzino" che la leva di notte ed il "Comune di sinistra e comunista" che la fa ricomparire di giorno?

La verità e' così lampante che non puo' essere oscurata dalle dichiarazioni di Berlusconi ne' dai patetici tentativi dei suoi vari servi alle trasmissioni in TV, il problema è STRUTTURALE e riguarda l'intero paese e non solo la Campania (che fa piu' raccolta differenziata del Lazio ma questo ovviamente non lo dice nessuno) o solo Napoli città...così come nessuno dice che, dove si fa la raccolta differenziata a Napoli e sono quartieri, anche popolari, che insieme superano la quota di 100.000 abitanti, i dati ci dicono che si supera ovunque il 50% e in alcuni casi come a Bagnoli arrivano al 90%!!!) .

Anche Saviano ne ha parlato correttamente l'altra sera su RAI3, ma ovviamente appena si parla delle vere cause dell'emergenza rifiuti a Napoli (col termine "emergenza" che e' diventato oramai un ossimoro visto che praticamente dura da 16 anni...) e del traffico rifiuti tossici in direzione Nord-Sud...ecco che scattano le accuse di "vittimismo", i soliti luoghi comuni "come mai succede solo a Napoli e da chi e' amministrata?" Cosa che non e' assolutamente vera, cioè la crisi non riguarda solo il Comune di Napoli amministrato dalla sinistra, basti pensare a molti comuni della provincia amministrati dal centrodestra o a Palermo, sempre amministrato dal centrodestra, dove c'e' piu' o meno la stessa situazione.

Nessuno vuole difendere l'indifendibile Jervolino, così come in passato non abbiamo mai difeso Bassolino che di colpe ne ha a bizzeffe, ma e' chiaro che il problema non dipende SOLO dall'amministrazione regionale, provinciale e comunale. Non si puo' passare a scaricare le colpe a seconda del colore politico dell'amministrazione regionale, provinciale o comunale...la verità e' che sia lo Stato che le amministrazioni locali hanno fallito...la verità e' che destra e sinistra hanno fallito.

Per chi volesse saperne di piu' sui motivi della crisi del sistema di gestione rifiuti, invito a leggere il libro di A. Iacuelli "Le vie infinite dei rifiuti campani" che ricostruisce tutta la storia e soprattutto fa capire come si intrecciano le vicende dei rifiuti tossici e speciali (che ancora incredibilmente possono entrare in Campania!!!) e la gestione dei rifiuti urbani. Alessandro Iacuelli che e' giornalista lo fa ancora piu' scientificamente di quanto fatto da Saviano nel suo ultimo apprezzabile intervento a "Vieni via con me" su RAI3.

Per i rifiuti tossici e speciali, alla base c'e' un intreccio perverso tra malapolitica, camorra e industrie del nord che ha determinato l'avvelenamento della Campania dagli anni '80; ci fu una riunione a Villaricca che fu il vero e proprio "piano regolatore della munnezza" stabilito dalla camorra alla quale parteciparono oltre che camorristi del clan dei Casalesi ed alcune ditte con loro colluse, massoni come Gelli, industriali del Nord e politici di partiti tricolorati (ne parla Iacuelli e ne ha parlato anche Saviano...). Lo sversamento di tali rifiuti e' avvenuto massicciamente a partire dagli anni '80 sia in discariche "regolari" per rifiuti urbani, che però dovrebbero contenere solo rifiuti urbani e non quelli tossici e "speciali" che vanno smaltiti in discariche speciali e con trattamenti speiciali, sia dove capitava (sottoterra, in aperta campagna, da incendiare nella "terra dei fuochi", da nascondere mischiandoli illegalmente con materiale di costruzione, da mischiare e rivendere come fertilizzanti...)...ovviamente tale fenomeno ha, oltre che avvelenato la mia terra, aggravato e velocizzato la saturazione delle discariche.

Per i rifiuti urbani, il primo anno di emergenza fu il lontano 1994 e il cosidetto "piano Rastrelli" fu concepito male dal principio, con una gara dai criteri quanto meno discutibili (si dava piu' peso al prezzo che al valore tecnico degli impianti, si stabiliva che chi vinceva l'appalto doveva anche scegliere i terreni per la localizzazione degli impianti come discariche, impianti CDR, "termovalorizzatori"...una vera e propria follia), fu poi proseguito e controllato peggio dalla giunta Bassolino che invece di modificarlo, continuò sulla ricetta di "discariche ed inceneritori" ...l'Impregilo che vinse l'appalto, ed ha le sue gravissime colpe in questa lunghissima e penosa vicenda, non costruì i termovalorizzatori e non ha costruito nemmeno gli impianti CDR e di pre-trattamento a norma vedi le famose eco-balle che di "eco" non hanno niente e non si sa dove bruciare...tant'e' vero che l'Impregilo e' sotto processo a Napoli.

In questi 16 anni spesso lo Stato ha sostituito spesso le amministrazioni preposte (Regione, Province, Comuni) con un suo Commissario Straordinario, sempre nominato dal governo, ma, sia quelli nominati da Berlusconi che quelli nominati da Prodi, non hanno mai risolto STRUTTURALMENTE il problema con un ciclo dei rifiuti "chiuso" e coerente, con criteri moderni ed allineati alle raccomandazioni dell' UE che premiano al massimo la raccolta differenziata e il mancato utilizzo di nuove discariche.

Cosa fare oggi? Nessuno ha la bacchetta magica...a mago Silvio non crede piu' nessuno ed il problema se viene affrontato con serietà e competenza verrà risolto (ma stavolta davvero una volta per tutte) in più anni con una serie di provvedimenti non piu' rimandabili:

1) la graduale estensione della raccolta differenziata "porta a porta" a tutta la città di Napoli. Dove viene fatta (sono 4-5 quartieri densamente popolati che contano in totale piu' di 100.000 abitanti) la raccolta differenziata superà il 50%...e questo alla faccia delle solite sparate dei media padani che ripropongono lo stereotipo del "napoletano che butta il sacchetto dalla finestra";

2) la realizzazione di un impianto di compostaggio per l'"umido" che e' la componente piu' pericolosa dei rifiuti in strada ed anche in discarica per il fenomeno del percolato;

3) evitare altri dannosi impianti di incenerimento senza che prima il mostro di Acerra non funzioni regolarmente e a norma di legge...oggi funziona una linea su tre e mancano i dati di rilevamento ambientale. A tendere anche quell'inceneritore deve essere spento e i soldi del CIP6 reinvestiti in altre forme di riutilizzo e riciclo che hanno un impatto ambientale infinitamente più basso;

4) avviare un progetto di "rifiuti zero" che porti entro un paio d'anni, quattro o cinque al massimo la Campania prima a superare il 75% di raccolta differenziata rendendo di fatto inutili nuovi inceneritori (che fanno guadagnare soprattutto il Nord vista la sede di Impregilo e di A2A che ad Impregilo e' subentrata...) ed entro un altro tot di anni a superare il 90% con politiche che riducano i rifiuti a monte, con la riduzione degli imballaggi, con l'utilizzo dei vuoto a rendere, con i detersivi alla spina etc etc...Non e' un'utopia, e' stato avviato con ottimi risultati a San Francisco, citta' che ha piu' o meno gli abitanti di Napoli e la sua stessa densità di popolazione, e che, se permettete, voglio prendere ad esempio al posto della Brianza o di Granarolo con i loro "ecomostri" che anche in quelle zone hanno determinato un aumento delle patologie tumorali.

5) controllo efficace delle discariche per evitare di mischiare rifiuti tossici e speciali con rifiuti urbani, controllo del traffico di rifiuti che coi metodi del "girobolla" cambiano natura e destinazione dei rifiuti, evitare per almeno 5 anni l'ingresso di rifiuti tossici e speciali in Campania e finanziare gli impianti di trattamento a loro dedicati, controllo del territorio per evitare sversamenti illegali e roghi tossici.

6) avviare programmi di bonifica e con tutti questi provvedimenti avviare programmi informativi per responsabilizzare davvero il cittadino campano che non si sentirà più "suddito", non si sentirà più "cornuto e mazziato".

A questo punto i soliti tromboni della politica attuale, o quelli ben informati da trasmissioni che diffondono solo stereotipi e tante falsità come "Porta a porta", diranno "e la munnezza per strada che facciamo ce la mangiamo?" E con questa litania da 16 anni si corre ad aprire o a riaprire discariche ed a non avere un piano per il futuro, l'emergenza va affrontata senza dubbio ma non puo' essere piu' fatto nascondendo la polvere sotto il tappeto ma, anche e soprattutto, con un piano strategico nuovo di medio termine.

Enzo Riccio Segr. Org. Nazionale PARTITO DEL SUD.

Pubblicato da : NON MI ARRENDO a 11/25/2010 07:59:00 AM 0 commenti
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mercoledì 24 novembre 2010

DICIAMO NO AL PANETTONE INDUSTRIALE NO AI CENTRI COMMERCIALI


........................................NO!


Uno sguardo al calendario et voilà! Tra poco è Natale. Festa cristiana che celebra la venuta di Cristo redentore, di solito è foriera di lauti banchetti che però, ahimè, complice l’incedere della crisi economica, diventano anno dopo anno sempre meno pantagruelici. E taglia qui, taglia lì, è in verità poco probabile che vittima delle sforbiciate cadrà anche uno dei dolci più tipici del nostro Natale: il panettone. Il panettone è un tipico dolce milanese, associato alle tradizioni gastronomiche del Natale ed ampiamente diffuso in tutta Italia.
Il panettone tradizionale lombardo è notoriamente quello alto, esiste anche la variante piemontese, bassa e larga. Oggi il panettone, viene prodotto su scala industriale da aziende del nord, per cui, volendo filosofeggiare, il Natale sarà occasione dell’ennesima emorragia di denaro dalla Napolitania (è questo uno dei nomi storici del rimpianto Regno di Napoli, per cui un calabrese fino al 1860 interrogato sulla propria nazionalità avrebbe risposto “Sono napolitano”. Dunque ecco svelata la differenza tra gli aggettivi “napolitano” e “napoletano”: il primo, più antico, designava entrambe le appartenenze al Regno di Napoli e alla città di Napoli. Ha poi dato origine al secondo che designa esclusivamente l’appartenenza alla città, pur il primo continuando ad esistere esclusivamente con riferimento alla nazionalità). Fiumi di denaro guadagnato col sangue, il sudore e le fatiche di tanti padri di famiglia meridionali si riverseranno nelle tasche del “bauscia” milanese di turno, lo stesso “bauscia” che magari con aria di disprezzo non ha mai esitato a chiamarci “terun”. Personalmente trovo profondamente insensato favorire questo ennesimo flusso di denaro “ad Padaniam” (parola che anche se designa una nazione inventata, ci prendiamo la licenza di usare in quanto i pazzi, di solito, si assecondano), non tanto per ragioni politiche, ma in quanto la Napolitania è Patria di una inesausta serie di pietanze e di dolci natalizi, che noi, essendo in loco, possiamo acquistare di fattura artigianale e non industriale come invece capita con il panetun, facendo arricchire stavolta i nostri bravi e capaci artigiani invece dell’imprenditore con le pezze a culo e l’accento del nord. Insomma per farla breve: è peccato spendere anche solo 10 centesimi per un panettone se poi possiamo scegliere tra struffoli, cassate, pastiere, cannoli, casatielli e chi più ne ha più ne metta. Tra l’altro, se da un lato è vero che de gustibus non disputandum est, nella sua estrema banalità il panettone non sembra reggere neanche lontanamente il confronto con i dolci napolitani. Sarà più piacevole fare un giro di telefonate tra amici e parenti, oltre che per farsi gli auguri anche per chiedere di questo o di quel pasticciere invece di riversarsi in massa come tanti “piecuri” nel più vicino centro commerciale, che rappresenta quest’ultimo un’altra delle tantissime piaghe del “progresso” (se cosi si può chiamare). Il centro commerciale, la cui “serialità” è comune a quella del panettone, è stata una delle più grosse sciagure che ci siano capitate, e come altre (televisione, telefonino e così via) l’abbiamo accettata passivamente con una sciocca ed inconsapevole gioia. Grazie ai centri
commerciali abbiamo perso grande parte di quella socialità e affettività che da sapore alla vita, in quanto i più ormai preferiscono perdere il proprio tempo in luoghi affollati e privi di anima, abbiamo grazie ad essi perso il senso della famiglia e delle amicizie. Non solo, ma essi in pratica, grazie ad un’appropriazione quasi monopolistica della filiera distributiva, hanno prima mandato a gambe all’aria e poi trasformato dignitosi fruttivendoli, macellai, giocattolai, pasticcieri, negozianti di abbigliamento, di elettrodomestici e così via in miserabili schiavi salariati costretti per stipendi da fame a fare turni di lavoro anche di diciotto ore, sabati e domeniche compresi nell’indifferenza o complicità dei sindacati. Per cui questo Natale, prima di abbandonarsi in maniera ossessivocompulsiva agli acquisti e alla stucchevole retorica del “siamo tutti più buoni”, sarebbe d’uopo fermarsi un tantino a riflettere, e solo poi, con rinnovata autocoscienza, decidere cosa fare.

Giovanni Amarone
Vice Coordinatore
Partito del Sud – Aversa-Giugliano

Ditegli sempre di si...




riportiamo uno scritto del nostro Segretario Organizzativo Nazionale ed amico fraterno ing. Enzo Riccio, che mette il punto ad una serie di diatribe "da cortile" dalle quali per dignità e per rispetto dei nostri iscritti e della qualità e della portata degli impegni che ci coinvolgono, vorremmo definitivamente prendere le distanze!
Andrea Balìa

di Enzo Riccio

Mi e' venuta in mente questa splendida commedia di Eduardo Di Filippo nel leggere una serie di mail sconnesse e sgrammaticate, messaggi al vetriolo su quel guazzabuglio che e' diventato Facebook e per ultimo un delirante comunicato di un nostro ex amico ed ex appartenente al nostro movimento...

E' abbastanza ironico dover leggere di lezioni di democrazia da persone che non conoscono nemmeno i principi di base della stessa, così come e' paradossale ascoltare alcuni tromboni (anche loro ex appartenenti al nostro movimento) che starnazzano sul fatto che ci siamo "svenduti"...ma sbaglio o sono le stesse persone che fino a quando erano attive nel nostro movimento (fino al 2008-2009) caldeggiavano alleanze con UDC o altri vecchi arnesi della destra democristiana riciclati fino ad arrivare perfino a proporre, ovviamente in segreto, lo scioglimento del nostro movimento in Io Sud?

Poi patetico e' il continuo tentativo di accostarci a Lombardo quando uno di loro frequenta movimenti che da anni fanno anticamera dall'ultimo scagnozzo provinciale dell'MPA...patetico il lanciare sospetti e cercare di confondere la vita privata e lavorativa con la vita politica del nostro valoroso nuovo segretario.

Poi cerchiamo di capirci "il loro MPA" è più onesto del nostro? Oppure se invitiamo noi Lombardo agli Stati Generali del Sud a Palermo in qualità di Presidente della Regione Sicilia (che poi non e' potuto intervenire ma non per questo evidentemente noi abbiamo deciso di strapparci le vesti o di interrompere i nostri lavori...) è più grave di quando i compagni di merenda vanno al loro congresso provinciale? O è più grave invitare Lombardo piuttosto che corteggiare i peggiori esponenti della politica siciliana, dai Cuffariani ai Miccicheiani?

Visto che noi non commentiamo i fatti in casa altrui, ognuno e' libero di perseguire le sue strategie, non capisco perchè ultimamente c'e' sempre qualcuno che deve commentare le cose in casa nostra...non avendone ne' il diritto (non appartenendo più al nostro movimento) ne' soprattutto i requisiti etici e morali per poter starnazzare ed ergersi a giudice morale.

C'e' da rimanere infine basiti dal comportamento del nostro ex vice coordinatore che si presenta a Palermo in un evento alternativo al nostro, di chiaro carattere di ostruzione e di dispetto nei confronti degli Stati Generali del Sud organizzati dal vero Partito del Sud, creando confusione e radunando i soliti 4 gatti per il solito comunicato trito e ritrito con i 5 gruppi presenti e confederati (poi non importa andare a vedere se dietro queste sigle ci sono persone e quante...). Ebbene in quest'evento il nostro ex amico, prima che fosse giustamente espulso dal nostro movimento, si presenta già come il segretario siciliano di Lega Sud Ausonia, un movimento che definire folkloristico, ridicolo e pseudo-meridionalista e' pure riduttivo, viste le loro alleanze coi mammasantissima di "NoiSud" (che sono ex MPA che vogliono rimanere saldamente ancorati al governo padano di centro-destra e quindi sono alleati della Lega Nord...ogni ulteriore commento sarebbe superfluo...) del "giovane" meridionalista Scotti (a quasi 80 anni si sa...si puo' sempre rimanere folgorati sulla via di Damasco...) alla buotade della recente e dichiarata intenzione di candidare Emanuele Filiberto (!!!) come sindaco di Napoli: http://www.legasud.it/comunicati.htm Alla faccia del meridionalismo identitario...alla faccia del meridionalismo antagonista e "duro e puro"!!!

Allora la verità dei fatti è che molte persone del nostro mondo purtroppo non sanno confrontarsi su una linea politica ed esprimere democraticamente un dissenso, la cosa peggiore e' che non hanno come fine ultimo quella della crescita di un movimento ma solo la pretesa di rimanerne al comando...anche se si rimane in 4 gatti, basta che decidano loro, le "sacri vestali del meridionalismo"!
Il problema quindi non sono le nostre ventilate ed eventuali alleanze, che tra l'altro devono essere ancora definite e perfezionate visto che l'unica cosa sicura e' che saremo contro questo governo italian-padano di Berlusconi e Bossi e dei loro ascari come Miccichè (a qualcuno quest'esclusione non va bene? Vi siete chiesti come mai?), ma il problema di questi nostri "ex amici" è quello che non potevano decidere loro soli delle alleanze e per loro questo e' il concetto di "democrazia e gestione partecipata".
Ebbene proprio quest'atteggiamento confuso e verticistico, con un'organizzazione da armata Brancaleone, fino al 2009 ci ha impedito di crescere e radicarci sui territori. Ora che ci siamo riorganizzati nel 2010 e liberati dei soloni di cui sopra e abbiamo eletto un nuovo segretario politico in modo assolutamente democratico e trasparente al congresso di Napoli del 25 settembre scorso (ma "lorsignori" non sono tanto abituati alle votazioni ma piuttosto alle acclamazioni e alle loro nomine di loro amici e comparse come cavalieri della tavola rotonda...), finalmente iniziamo ad intravedere i segni della nostra crescita, dalla continua nascita di nuove sezioni e dal numero di nuovi tesserati (che per qualcuno dei compagni di merende è una cosa negativa..."La crescita dei tesserati diventa un complotto giacobino"!!!), dalle richieste di contatto che si sono moltiplicati e dalle apparizioni che stanno crescendo in quantità e qualità sui giornali e sulle TV.
Certo che quando un movimento ha una crescita, si rischia anche di perdere per strada qualche amico sincero, perchè ci sono casi diversi dall'espulsione dei 3 ex amici e compagni di merende di cui ho parlato prima che erano e sono in evidente malafede, ma questo succede in tutti i movimenti politici; altrimenti si rimane in associazioni di boy scout o si fa dell'associazionismo culturale sterile o si rimane in congregazioni cavalleresche o religiose.
Alla fine conteranno come al solito i fatti e non le chiacchiere, questa e' l'ultima volta che risponderemo ai "soloni" e ai "tromboni e trombati" ed ex amici del nostro movimento, soprattutto per fare chiarezza all'interno e all'esterno, visto che i correttissimi ex amici utilizzano mailing list con referenti territoriali di un movimento al quale non appartengono più.
Sono sicuro che per un po' continueranno a starnazzare...invece di combattere i tanti veri nemici del Sud si divertiranno a lanciare accuse, sospetti, veleni contro di noi del Partito del Sud come chi ha perso il giocattolino e strepita...vecchia tattica e vecchio modo di fare, che diventerà sempre più evidente man mano che noi cresciamo ed abbiamo apparizioni, seppur fugaci ad oggi, sulle TV nazionali mentre loro avranno solo il trafiletto sul giornaletto tradizionalista da 100 copie sul quale trastullarsi. A questo atteggiamento cialtronesco però, esaminando i fatti, fra poco tempo nessuno gli risponderà più...anzi suggerisco ai miei amici del Partito del Sud, a tutti gli iscritti ed a tutti i simpatizzanti, di fare come si fa con i pazzi...come diceva il grande Eduardo...ditegli sempre di sì!!!

Enzo Riccio
Segr. Org. Nazionale PARTITO DEL SUD

Pubblicato da : Partito del Sud - Roma a 15:26 0 commenti
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Il Cipe dirotta i fondi Fas a favore del Nord. 400 mila euro a scuola privata di Varese. Dov’era il sottosegretario Miccichè?



(Matteo Scirè) Quattrocento mila euro dei Fas, ovvero i fondi destinati allo sviluppo delle aree più in difficoltà del Paese, sono stati assegnati alla Scuola Europea di Varese.
A deciderlo il Cipe nella seduta del 18 novembre scorso che ha disatteso, così, le finalità per le quali l’Unione Europea ha stanziato queste risorse. A beneficiare del finanziamento, quindi, non saranno gli studenti siciliani o campani. L’ennesima ingiustizia nei confronti del Mezzogiorno e della scuola pubblica.
Sì perché l’istituto in questione non fa parte della scuola statale. Si tratta, infatti, di una delle sette scuole europee, sparse nei Paesi dell’Ue, finanziata con fondi dell’Unione e riservata prevalentemente ai figli dei dipendenti del Centro Comune di Ricerca di Ispra, un ente di ricerca che fornisce sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione e al controllo delle politiche dell’Unione. Solo se rimangono posti vacanti l’istituto accoglie altri studenti. Per frequentare la scuola è comunque prevista una retta che si aggira intorno ai 2.600 euro per la materna, ai 3.600 per la primaria e ai 4.900 per la secondaria. È scandaloso che, dopo aver tagliato drasticamente i fondi alla scuola, il governo finanzi un progetto di 400 mila euro ad un istituto non statale, quando, soprattutto al Sud, gli studenti sono costretti a svolgere le attività scolastiche in strutture inadeguate, fatiscenti e in alcuni casi a rischio incolumità.


La riduzione delle risorse ha poi comportato un notevole abbassamento della quantità e della qualità della didattica. Per la quasi totalità degli istituti il tempo pieno, il sostegno per gli alunni diversamente abili … appartengono ormai al passato e in compenso i ragazzi frequentano classi più affollate.
Tutto questo accade malgrado quasi ogni giorno studenti, insegnanti e personale amministrativo precario della scuola scendano in piazza per manifestare contro una riforma che sta smantellando il sistema dell’istruzione, della formazione e della ricerca in Italia. Il ministro Giulio Tremonti, che a seguito della crisi ha deciso di inaugurare una politica di austerity per far quadrare i conti, taglia senza pietà le risorse alla scuola pubblica e poi concede simile regalie, dettate non certo da cause di interesse generale; sempre e comunque a favore del Nord, specialmente si tratta di togliere al Mezzogiorno per finanziare opere e progetti in terra padana.
E ciò avviene al cospetto di tantissimi esponenti meridionali della maggioranza e del governo: parlamentari, ministri e financo lo stesso sottosegretario con delega al Cipe, pronti a obbedire in silenzio e a sacrificare il Sud pur di rimanere in sella e tutelare i propri privilegi.
Pubblicato da : NON MI ARRENDO a 11/24/2010 09:45:00 AM 1 commenti
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martedì 23 novembre 2010

La lettera inviata a Gad Lerner da una nostra iscritta della sez. Guido Dorso di Napoli

Riportiamo la lettera della signora Annamaria Pisapia, gentile consorte dello Stilista Identitario Salvatore Argenio, inviata al noto conduttore di La7 :
Annamaria Pisapia scrive: 21 novembre, 2010 alle 12:07 am

Gentile dott.Lerner, ogni volta che la sento tessere lodi alla sua maestra e di quanto sia stata importante nella sua vita per averle fatto amare Garibaldi e tutta la storia relativa alla sua figura, mi viene da farle una domanda: Lei ha spesso menzionato tutto quel che hanno dovuto patire i suoi parenti nei campi di concentramento, e di tutto quel che è stato fatto al popolo ebraico, quindi mi sembra di capire che la ferita non è ancora rimarginata e probabilmente mai lo sarà anche per le generazioni future. Ora poichè al popolo del Sud venne riservata una sorte uguale se non peggiore , e poichè la ritengo una persona di vasta cultura sono sicura che saprà anche perchè le dico, peggiore, senza che le stia qui a ricordare, o forse è meglio che lo faccia , di stupri, di interi paesi bruciati, dell’uccisione di centinaia di migliaia , si parla addirittura di un milione, di morti di gente inerme quali donne bambini o poveri contadini per parlarle solo dell’un per cento di quello che venne perpetrato a nostri danni, ma questo lei lo sa già. Per questo le chiedo perchè secondo lei dovrebbe essere giusto parlare solo dell’olocausto relativo alle morti ebraiche e non riconoscere l’olocausto delle centinaia di morti del Sud? Mi viene da pensare che i morti del Sud siano considerati di serie B. Poi sempre per rimanere in tema , le chiedo che effetto le farebbe se passeggiando per le vie di una qualunque città le vedesse dedicate ai vari Kappler, Hitler, Priebke ecc.ecc. Sono sicura di conoscere già quel che proverebbe...Ora mi spiega perchè mai noi dovremmo tranquillamente sopportarlo ? E perchè dovremmo tranquillamente accettare che il comune di Vicenza celebri un”eroe” un certo Pier Eleonoro Negri medaglia d’oro per aver guidato l’eccidio di Pontelandolfo paese del beneventano, dato interamente alle fiamme con i relativi abitanti, ripeto perchè dovremmo accettare in maniera passiva che il sindaco di Vicenza deponga ogni anno una corona dinanzi alla sua lapide? Si ricordi che, la nostra storia negata, non è solo nostra,ma è la storia negata per l’Italia intera, perchè solo riconoscendo e piangendo insieme i nostri morti l’italia potrà iniziare il percorso per la vera unità. Sono sicura che solo se riuscirà a vedere nei nostri morti i suoi morti riuscirà a prendere coscienza del dolore che da 150 anni accompagna il nostro Sud martoriato e privato del giusto riconoscimento che si deve dinanzi alle morti di qualunque razza, credo e latitudine. Mi auguro che legga questo post, ma se così non fosse credo che abbia perso una grande occasione di piangere insieme i nostri morti.
Cordiali saluti
Annamaria Pisapia
Fonte : Annamaria Pisapia Partito del Sud - Napoli

Roberto SAVIANO Rifiuti e veleni - Vieni via con me di Fabio FAZIO e Roberto SAVIANO



http://www.youtube.com/watch?v=yM5pLY0ggzo

Il monologo di Roberto Saviano è sul problema dei rifiuti.

Pubblicato da : NON MI ARRENDO a 11/23/2010 12:02:00 AM 0 commenti
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Quelle fortezze-carceri dove i «terroni» morivano

L’odissea dei soldati borbonici in mano ai piemontesi


- LA MARMORA LI DEFINÌ «UN BRANCO DI CAROGNE». OLTRE 25 MILA, FURONO DECIMATI DA STENTI E MALATTIE
Fu subito chiaro che la maggioranza dei soldati borbonici aveva mantenuto sentimenti di fedeltà verso i Borbone. Per questo, finita la guerra ed avendo onorato la loro bandiera, quegli uomini si consideravano sciolti da ogni giuramento e impegno militare, così come era avvenuto al termine di ogni conflitto bellico, in tutte le epoche storiche e per qualsiasi truppa sconfitta. Credevano di essere in diritto di tornare nelle loro case, nella loro Patria. Ma dimenticavano che non avevano più Patria, almeno non quella per cui avevano rischiato la vita. Il loro passato non esisteva più e non avevano diritto al riposo. Si assegnava loro solo il dovere di servire il nuovo re. Ma i caprai, i contadini, i piccoli artigiani delle campagne meridionali non ne comprendevano le ragioni: poco sapevano di Unità d'Italia, per loro esistevano solo le radici e la dinastia cui avevano creduto. Il neonato Governo unitario sperava sempre di poter recuperare alle armi la maggioranza delle migliaia di prigionieri catturati in 5 mesi di guerra e convincere gli «sbandati» a presentarsi al Comando provinciale di Napoli, per concludere la ferma militare sotto le bandiere italiane.
I prigionieri di Capua, del Volturno, del Macerone, del Garigliano e di Mola erano gli uomini su cui aveva puntato Cavour dopo il Plebiscito, per un possibile potenziamento numerico dell'esercito nazionale. A pochi giorni dalla caduta di Gaeta, ammontavano a 24 mila soldati e 1700 ufficiali. Erano stati trasferiti al nord, dove furono rinchiusi in centri di accoglienza: Milano, Alessandria, Torino, Genova, Bergamo, Rimini, Brescia, le destinazioni. Sporche, mal vestite, poco nutrite queste colonne di vinti transitavano nelle loro prigioni, senza conoscere il loro destino. Non esisteva ancora la convenzione di Ginevra, ma solo delle prassi di trattamento dei prigionieri di guerra, più o meno rispettate dai vari Paesi. D'altro canto, i napoletani erano stati catturati nel corso di un conflitto mai dichiarato.

Il Governo Cavour cercò di capire chi fossero e che idee avessero i soldati tenuti prigionieri al nord. Appena due settimane dopo la caduta di Capua, il primo ministro piemontese inviò il generale Alfonso La Marmora ad ispezionare la Cittadella di Milano, dove erano rinchiusi i militari borbonici, per avere un rapporto sui soldati napoletani e sulla possibilità di arruolarli nell'esercito nazionale. La relazione del generale sardo fu un misto di disprezzo e razzismo. Il 18 novembre 1860, comunicò le sue valutazioni a Cavour: «I prigionieri napoletani dimostrano un pessimo spirito. Di 1600 che si trovano a Milano non arriveranno a 100 quelli che acconsentono a prender servizio. Sono tutti coperti di rogna e di vermina, moltissimi affetti da mal d'occhi e da mali venerei… dimostrano avversione a prendere da noi servizio. Ieri a taluni che con arroganza pretendevano il diritto di andare a casa perché non volevano prestare un nuovo giuramento, avendo giurato fedeltà a Francesco II, gli rinfacciai altamente che per il loro Re erano scappati e ora per la Patria comune, e per il Re eletto si rifiutavano di servire, che erano un branco di carogne, che avremmo trovato il modo di metterli alla ragione». Cavour rimase molto impressionato. Tre giorni dopo aver ricevuto il documento di La Marmora, scrisse a Luigi Farini, luogotenente del re a Napoli: «Il trattare tanta parte del popolo come prigionieri non è mezzo di conciliare al nuovo regime le popolazioni del Regno. Il pensare di trasformarli in soldati dell'Esercito nazionale è impossibile e inopportuno».

Prigionie di mesi, in condizioni difficilissime e con il continuo ricatto morale dell'arruolamento. Molti tornarono, per raccontarlo. In tanti vi morirono. Ma, fino alla capitolazione di Gaeta, si era di fronte a situazioni non regolate da accordi. Quello che avvenne dopo il 13 febbraio 1861 fu invece un vero e proprio arbitrio. Molti ufficiali furono tenuti nelle carceri del nord parecchi mesi. Alcuni non tornarono più a Napoli, trasferendosi a Roma. Altri si isolarono nella loro vita privata. A porre fine giuridicamente alla persecuzione nei loro confronti, arrivò l'amnistia disposta dal re nel 1863, concessa soprattutto come atto di riconciliazione verso i garibaldini dopo l'Aspromonte. Ma le sofferenze dei soldati napoletani continuavano.


Alfonso La Marmora: la sua relazione sui prigionieri fu un misto di disprezzo e razzismo

Oltre ai centri di raccolta, i piemontesi avevano realizzato due veri e propri campi di prigionia. Il più noto era nell'inaccessibile fortezza di Fenestrelle, vicino Torino.

Se la maggior parte dei soldati borbonici prigionieri veniva considerata irrecuperabile, con scarse possibilità di inserimento nell'esercito nazionale, allora bisognava cercare di "rieducare" i più irrequieti, tenendoli lontani dai loro paesi, dove avrebbero potuto alimentare la ribellione armata. Un obiettivo affidato al regime detentivo. Le carceri più dure furono istituite essenzialmente nel forte di San Maurizio Canavese e nella fortezza di Fenestrelle (...).

Nel forte di San Maurizio Canavese, fu deciso di inviare tutti i recalcitranti alla leva militare, i cosiddetti soldati «sbandati», smistati anche nella Cittadella di Milano, l'attuale Castello sforzesco. Ma vero campo di repressione fu quello di Fenestrelle, a 1200 metri di altezza nell'imbocco della Val Chisone, fortezza diventata prigione dalla fine del '700 (...).

Formata da una serie di roccaforti in successione, quasi incastrata tra le montagne, Fenestrelle venne costruita ai primi del '700 dai Savoia per difendere i confini del Regno. Scrisse, nel confermare il ruolo di quella fortezza nei confronti dei soldati napoletani, la Civiltà cattolica: «Per vincere la resistenza dei prigionieri di guerra, già trasportati in Piemonte e Lombardia, si ebbe ricorso ad uno spediente crudele e disumano, che fa fremere. Quei meschinelli, appena coperti da cenci di tela, e rifiniti di fame perché tenuti a mezza razione con cattivo pane e acqua e una sozza broda, furono fatti scortare nelle gelide casematte di Fenestrelle e di altri luoghi posti nei più aspri siti delle Alpi. Uomini nati e cresciuti in clima sì caldo e dolce, come quello delle Due Sicilie, eccoli gittati, peggio che non si fa coi negri schiavi, a spasimar di fame e di stento tra le ghiacciaie! E ciò perché fedeli al loro giuramento militare ed al legittimo Re!».

Il 22 agosto del 1861, pur provati e affamati, i soldati napoletani tenuti a Fenestrelle tentarono una rivolta. Prepararono un piano d'azione, ma vennero scoperti, subendo una dura repressione. Ai rivoltosi venne sequestrata anche una bandiera borbonica. In quel periodo, i napoletani detenuti nella fortezza erano 1.000, mentre altri 6.000 erano ammassati a San Maurizio, sotto la vigilanza di due battaglioni di fanteria. Dopo la rivolta stroncata sul nascere, a Fenestrelle vennero inviati soldati di rinforzo per vigilare i prigionieri. Persisteva in quei prigionieri la volontà di non cedere alla situazione di disagio in cui si trovavano, rifiutandosi di accettare l'arruolamento nel nuovo esercito. Nonostante vivessero in condizioni igieniche precarie ed il cibo venisse loro lesinato. Chi, ridotto allo stremo, accettava di arruolarsi, tornato libero, disertava quasi subito. Liberati dai campi di prigionia, i napoletani si allontanavano, fuggendo nello Stato Pontificio, o dandosi allamacchia e ingrossando le bande di briganti nelle loro terre di origine. A centinaia però non riuscirono a tornare dai campi del nord, dove trovarono la morte. A Fenestrelle, la calce viva distruggeva i cadaveri di chi non ce l'aveva fatta a superare il rigore del freddo ed a sopportare la fame (...). L'ospedale della fortezza era sempre affollato. E, nei registri parrocchiali, vennero annotati i nomi dei soldati meridionali deceduti dopo il ricovero in quella struttura sanitaria (...). Ma i nomi registrati non corrispondevano a tutti i prigionieri morti in quegli anni. Per motivi igienici ed essendoci difficoltà a seppellire i cadaveri, molti corpi vennero gettati nella calce viva in una grande vasca, ancora visibile, dietro la chiesa all'ingresso principale del forte.

(dal libro I vinti del Risorgimento, Utet 2004 - capitolo 9 : «I destini del soldato napoletano»)

Gigi Di Fiore
Fonte :
Corriere della Sera del 22 novembre 2010.
Pubblicato da : NON MI ARRENDO a
11/22/2010 06:04:00 PM 0 commenti

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lunedì 22 novembre 2010

La cultura del sud...un partito diverso

di Francesca Amato

Mi ritrovo a scrivere di nuovo, dopo una nottata ricca di emozioni e veramente importante per me...ieri sera dopo anni, sono riuscita a tenere il mio primo concerto a Santo Stefano di Camastra, si sa che nemo propheta in patria, naturalmente io non faccio eccezione e ho dovuto aspettare che i tempi fossero maturi.
Non trovo le parole che riescano a descrivere ciò che mi si agitava dentro, vedere l'amore della mia gente, i loro occhi pieni d'orgoglio, la loro partecipazione, ho cantato con tutto l'amore di cui sono capace, guardando mio padre, pensando a mio nonno, al fatto che senza questi due uomini meravigliosi non sarei mai stata la combattente che sono...non avrei mai amato le mie radici così profondamente...non avrei mai volato così in alto...
Una cosa tra tutte, però, mi ha toccato profondamente l'anima, la presenza di Beppe De Santis e Linda Cottone, ma quando capita che due segretari, nazionale e regionale, si spostino solo per amore dell'arte e della cultura? MAI! Solo nel Partito del Sud e questa è un ulteriore conferma che non mi sono sbagliata...che qui soffia un vento nuovo, che fa bene al cuore e al cervello( sembro la pubblicità del thè...).
Vederli attenti, vedere il sorriso contagioso di Linda, nei passaggi di alcune canzoni, diciamo, più mariuole e Beppe emozionato, attento, partecipe, mi ha dato una carica e un coraggio incredibili, cantavo la mia terra, i nostri amori passionali, carnali violenti, la nostra fame che ci portiamo dentro da secoli, come un mostro, anni di schiene piegate, di storia rubata...il sud per noi artisti è una scommessa dolorosa, con pochi soldi nella tasca, tanta stanchezza, troppe notti in macchina, alle volte senza mangiare, ma siamo noi che abbiamo vinto, noi che questo sud non lo lasciamo e di questo sud alimentiamo la nostra arte disperata e le nostre flebili speranze....
Ho sentito per la prima volta più forte in me l'idea del cambiamento, un partito fuori dalle logiche e dagli schemi, un'onda nuova, che spazza via il sudiciume che ci soffoca da molti, troppi anni e dietro ogni bel cambiamento, oltre che la buona politica, non può mancare l'arte, pulita per definizione, rivoluzionaria per scelta, grazie, perchè oggi alzandomi ho guardato questo cielo spettacolare, ho sentito il sole addosso e , commossa, ho ricominciato a cantare!

Pubblicato da : NON MI ARRENDO a 11/22/2010 03:45:00 PM 0 commenti
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